Il gruppo messo assieme dal World Economic Forum ha tracciato agli inizi del 2006 la mappa delle paure: quel che il mondo rischia nei prossimi dieci anni. A scorrerla vien la pelle d’oca. “La globalizzazione”, avverte Thierry Malleret del World Economic Forum comporta, tra le altre cose, che anche i rischi in molti casi diventino globali. La convivenza con la paura è, ormai, quotidiana e riguarda tutti indistintamente. Aumenta l’insicurezza e cresce la voglia di protezione, non solo fisica.
Safety Nest, la mostra organizzata dal gruppo brasiliano AG e curata da Nicola Goretti con Paola Antonelli, che al tema ha dedicato l’importante rassegna “Safe, Design Takes On Risk” (MoMA 16 ottobre - 2 gennaio 2006), ha invitato designer internazionali (nutrito il gruppo sud americano) a riflettere sull’emergente bisogno di protezione. Mentre la mostra Safe con i suoi oltre 300 prodotti e prototipi presentati esplorava l’esigenza di proteggere corpo e mente dai danni, dai rischi e dagli stress contemporanei, Safety Nest si è concentrata sull’abitare, inteso come condizione primaria dell’uomo e sui significati che assume anche in senso simbolico. Ai designer invitati è stato chiesto di rappresentare la propria idea di casa: nido, fortezza, rifugio, bozzolo…
Diverse e suggestive le rappresentazioni, metafore di un’esigenza, quella di costruirsi un rifugio, prima di tutto mentale. Ma non solo. C’è anche chi, come l’argentina Diana Cabeza ha pensato ai senza fissa dimora, allestendo dei rifugi, quasi dei bozzoli, in diversi materiali. Oppure chi, come la francese Matali Crasset, ha inventato un’oasi di verde metropolitana, alimentata dall’acqua piovana, per dare ristoro temporaneo ai cittadini assediati dalla polluzione metropolitana. La spagnola Ana Mir ha invece immaginato un ambiente onirico corredato di una serie di oggetti adatti a rispondere alle quotidiane esigenze di protezione, sicurezza e benessere.
L’argentino Alejandro Sarmiento ha costruito una...
Digitale
Stampata
Antonio Citterio and Partners
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Plot
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