Arrivare a Città del Messico volando a bassa quota è un’esperienza speciale, una fusione tra tecnologia aeronautica e disordine urbano.
Le montagne si aprono per svelare una vasta capitale che dilaga fino ai punti più lontani dal proprio centro simbolico a Zocalo. L'ombra dell'aereo sfiora e avvolge i tetti e i giardini di una distesa di isolati urbani che pare infinita. L’ombra lambisce vari grattacieli isolati e supera d’un balzo trafficate arterie a più corsie, infestate da SUV, antiquati autobus ed onnipresenti taxi Volkswagen, prima di ricongiungersi con le ali e la fusoliera quando l’aereo tocca il suolo sulla pista dell'aeroporto internazionale Benito Juarez.
Questa è Città del Messico analizzata, sezionata e catalogata dal giovane studio di architettura LCM nel volume ZMVM, pubblicato nel 2000. LCM sta per Laboratorio di Città del Messico, ZMVM per Zona Metropolitana della Valle del Messico. Recentemente LCM ha cambiato nome: LAR, Laboratorio d’Architettura. Se questi acronimi rimandano ad OMA, MVRDV e altri studi contemporanei olandesi, allora non è sorprendente sapere che Fernando Romero, la personalità chiave dello studio LCM/LAR, abbia lavorato per Rem Koolhaas e OMA (Office for Metropolitan Architecture) dal 1997 al 2000. Anche Romero, a Città del Messico, si prefigge ambizioni globali.
ZMVM presenta Città del Messico come una delle conurbazioni più grandi al mondo, seconda solo a Tokyo, essendosi estesa dal nucleo di 27,14 km2 del 1900 fino agli odierni 1.325,76 km2. La pubblicazione ZMVM si articola in undici capitoli tematici quali Acqua, Infrastrutture, Istruzione e Gioventù e collega le statistiche con immagini di vita quotidiana: macellerie, ville individuali, baraccopoli, scritte adesive sui veicoli. Privo di romanticismo, questo è il ritratto di una città – quasi un manifesto – pieno di energia e con un occhio di riguardo per l’immagine.
L’ultimo contributo dello studio LAR all’area metropolitana di Città del...
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