Il progetto per il Nevada Museum of Art nasce dall’idea di realizzare un edificio dinamico. La sua architettura, caratterizzata dall’articolazione dei materiali, forma un legame evidente con l’ambiente naturale circostante e con il contesto urbano. Il museo serve anche da elemento di collegamento tra la parte ovest ed est della città. Quasi scolpito dalla luce in contrasti di chiaroscuri, l’edificio ricorda con la sua matericità le formazioni geologiche del vicino Black Rock Desert. L’involucro nero lo isola dalle costruzioni adiacenti. La facciata ovest, curva, con la sua altezza e il suo volume si stacca dalla facciata est piana e spigolosa.
Il giardino, pensato come un tessuto di frammenti di cemento e acciaio, media la transizione tra l’energia della città e il rifugio spirituale del museo.
Il visitatore si ritrova, entrando, in un padiglione vetrato che fa perno intorno ad una massiccia forma rossa posta dietro al banco della reception. Il volume dell’atrio è incorniciato da una serie di setti intersecati tra loro, degradanti verso il basso, e dal soffitto scuro. Allargando la visuale, lo spazio, a quattro livelli e illuminato dall’alto, appare come scavato all’interno della massa stessa dell’edificio.
L’atrio può essere una zona di ritrovo silenziosa oppure, per speciali occasioni, animata da ricevimenti; è adiacente al negozio del museo, al caffè e al teatro e crea uno spazio di partenza per il percorso che si snoda attorno all’avvolgente scala centrale in acciaio grezzo e cemento nero. E’ uno spazio in cui volumi e superfici cambiano continuamente nel gioco di luci ed ombre. Aperture e lucernai, in vetro chiaro e traslucido, fungono da lente d’ingrandimento, rifrangendo la luce mutevole a seconda del giorno e della stagione. Una varietà di immagini luminose si proiettano susseguendosi tra i muri curvi e angolati dell’atrio.
Gli spazi espositivi si sviluppano in una serie di gallerie proporzionate e organizzate in sequenza. Il...
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