Oliver Vogt e Herman Weizenegger, titolari dello studio Vogt+ Weizenegger, sono due giovani designer berlinesi che considerano il cambiamento, inteso come metodo e come metafora, il concetto fondativo del loro lavoro.
Il primo e più importante cambiamento riguarda la loro idea di design. Progettare per loro significa dare forma a idee che possano concretizzarsi, non solo in nuove tipologie d’oggetti, ma anche in operazioni produttivo-commerciali diverse da quelle esistenti sul mercato. Il loro progetto più riuscito è quello di una manifattura che non ha niente in comune con quelle tradizionali, anche se realizza prodotti da vendere nei canali commerciali. Si chiama DIM (Die Imaginäre Manufaktur, la manifattura immaginaria). Il nome è di per se una dichiarazione d’intenti. “Il titolo è molto importante”, affermano coralmente i due designer, “perché è il primo e più immediato veicolo di informazione del progetto. In quanto tale, ne deve raccontare tutti gli aspetti e renderne chiari i propositi. Questa “nostra manifattura” è immaginaria perché il progetto è nato, partendo da un’istanza sociale, senza che vi fosse un’azienda produttrice, né un mercato di riferimento. L’idea di base è stata quella di dare dignità e modernità al lavoro dei ciechi dell’istituto berlinese, abituati da 120 anni a fabbricare spazzole. Abbiamo pensato che il loro lavoro ripetitivo e banale potesse diventare “artistico” con l’aiuto di designer attenti al cambiamento. Non intendevamo alterare il metodo tradizionale di costruzione delle spazzole, ma utilizzarlo per veicolare idee capaci di generare nuovi prodotti adatti a funzioni usuali. Abbiamo perciò invitato alcuni designer, concettualmente a noi affini, a pensare nuove tipologie d’oggetti partendo dall’idea di spazzola, cioè di un manufatto dotato di setole”. Così è nato un repertorio imprevedibile d’oggetti d’uso, i più disparati, tutti corredati di setole, adatti a spazzolare e pulire, ma non solo, in vendita su catalogo...
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