Un ufficio agile e flessibile, pensato per evolversi nel tempo e organizzato come un vero e proprio laboratorio di progettazione: è lo spazio che i passanti scorgono attraverso le vetrate a tutta altezza del primo piano della Nomad Tower a Manhattan. L’edificio, che si trova al civico 1250 di Broadway a Midtown, ospita gli uffici newyorkesi dello studio di architettura e design Perkins&Will, concepiti utilizzando soluzioni che anticipano le esigenze emerse durante la pandemia. L’obiettivo di realizzare un’integrazione tra lavoro “fisico” e virtuale si traduce nel disegno di spazi fluidi, che possono essere riconfigurati rapidamente grazie alla presenza di arredi su ruote e pareti smontabili e sono inoltre equipaggiati con strumenti audiovisivi per organizzare incontri online.
Guidati da Brent Capron, responsabile dell’interior design, i progettisti hanno raccolto le riflessioni dei colleghi per poi metterle a frutto creando un ambiente che interpretasse al meglio il futuro dei luoghi di lavoro. Il nuovo spazio, che si affaccia su Broadway e sulla West 31st Street, si estende su una superficie di oltre 1.100 m2, divisi tra reception, postazioni di lavoro singole e collettive, sale riunioni e una zona relax con cucina, che può anche servire per l’organizzazione di eventi. Il layout distributivo degli uffici incoraggia lo scambio di idee e la collaborazione interdisciplinare, ma offre anche la possibilità di ritagliarsi momenti di concentrazione personale per lavorare in autonomia. Finiture interne e soluzioni di arredo sono quelle tipiche del settore: moquette, scrivanie bianche e sedie girevoli nere, accostate a elementi dal sapore industriale, come gli impianti scoperti a soffitto e i pilastri in cemento faccia a vista. Le numerose piante, le porzioni di pavimento in stile terrazzo alla veneziana e il legno chiaro, scelto per gli arredi degli spazi comuni, introducono poi una nota di eleganza e calore domestico.
L’atmosfera dinamica e creativa che permea gli uffici di Perkins&Will si riversa anche sulla strada grazie alla facciata vetrata, che diventa una vetrina per gettare uno sguardo sulla vita dello studio, oltre a permettere il massimo apporto di luce naturale. La continuità percettiva tra interno ed esterno si ritrova anche tra i diversi ambienti dell’ufficio, che sono separati da partizioni trasparenti. Il fulcro del progetto è rappresentato dallo spazio multifunzionale chiamato “The Cube”, pensato sia per i professionisti sia per i clienti. Cuore pulsante dello studio, questo spazio si colloca in corrispondenza dell’angolo dell’edificio ed è allestito generalmente come sala riunioni, ma è dotato di uno schermo e può essere trasformato per adattarsi a ospitare altre attività. Il metodo sperimentale che caratterizza il processo creativo di Perkins&Will è rispecchiato dalla lunga parete che fa da sfondo all’ampio open space, predisposta per l’affissione di schizzi, idee, disegni tecnici. Un work in progress, che sta alla base tanto dell’attività dello studio quanto del progetto per i suoi nuovi uffici.
Intervista
Brent Capron, Interior Design Director
Quali sono i passaggi principali in cui si è sviluppata la progettazione dei nuovi uffici di Perkins&Will nella Nomad Tower, dalla raccolta delle esigenze dei colleghi alla definizione del layout?
I nostri nuovi uffici sono stati ufficialmente inaugurati nel 2020 in autunno. Siamo riusciti, nonostante la pandemia globale, sia a terminare i lavori, sia a fare il trasloco. Il primo step della progettazione ha previsto l’identificazione delle quattro figure che rappresentano al meglio le abitudini e le caratteristiche dello studio di New York: il cliente, l’impiegato, il creatore e il tuttofare. In seguito sono stati organizzati dei laboratori con lo staff per identificare le ultime tendenze, le necessità e i desideri, affinché potessero diventare opportunità progettuali per uffici futuri con postazioni non definite. Abbiamo studiato i cambiamenti comportamentali che sarebbero potuti derivare dalla rimozione di posti assegnati e dalla creazione di un ambiente lavorativo più agile. Abbiamo preso in considerazione una serie di fattori, come la relazione del singolo dipendente con gli oggetti, andando oltre un sistema binario di proprietà (personale o condivisa).
Questi workshop ci hanno aiutato a intendere lo studio in quanto “laboratorio di apprendimento” che potesse promuovere una cultura basata sulla sperimentazione con nuovi metodi di lavoro. Il nuovo spazio incoraggia la collaborazione, offre libertà di scelta e flessibilità e sfrutta il potere delle nuove tecnologie che supportano modelli di lavoro ibridi.
Dopo aver scelto la Nomad Tower come “casa”, abbiamo organizzato gli spazi, determinato il miglior flusso interno di circolazione, studiato i principali vantaggi dello spazio e trovato il modo con cui massimizzare il grado di flessibilità negli utilizzi di diversi team e figure. Per quanto riguarda la selezione delle finiture e dell’arredo, abbiamo scelto - metodicamente - una giusta combinazione di materiali per esternare la passione che si prova mentre si crea qualcosa e rappresentare il forte carattere resiliente dello studio e il suo obiettivo di sostenibilità.
Quali soluzioni si possono adottare per conciliare le esigenze di distanziamento imposte dalla pandemia con il lavoro di gruppo e la socialità in un ufficio?
I lavori - durati due anni - sono cominciati nel 2018, prima della pandemia, ma il progetto è riuscito ad adattarsi con successo agli “imprevisti” del mondo immobiliare e in ambito culturale e tecnologico.
A luglio 2020 sono stati inviati a tutti i collaboratori dei questionari sul lavoro da remoto e sul ritorno in ufficio, da cui è emerso che la capacità di modulare gli orari di lavoro avrebbe migliorato la flessibilità e dato al team un senso di maggiore libertà e scelta. Due le priorità identificate per tutti coloro che sarebbero rientrati in ufficio: la salute e il benessere.
Tenendo a mente delle soluzioni post-pandemia, abbiamo ideato una programmazione quotidiana flessibile per l’utilizzo di stanze e scrivanie, in modo che i collaboratori potessero scegliere quando e dove lavorare, permettendo sia al singolo, sia ai gruppi, di organizzarsi a seconda delle necessità.
Una disposizione flessibile di scrivanie e tavoli con partizioni smontabili e mobili permette di incontrarsi personalmente con diversi interlocutori. Inoltre le nostre tecnologie Surface Hub e Mobile Studio/Studio Box consentono un’organizzazione di meeting ibridi senza intoppi, tenendo in considerazione le interazioni sociali che vanno oltre i limiti fisici dell’ufficio.
«Non credo che l’ufficio open space sia morto, ma penso che potremmo avere partizioni in più per un comfort maggiore». Può spiegare meglio questo concetto da lei espresso e come si sviluppa nell’interior design?
Stiamo offrendo un alto grado di flessibilità ai nostri collaboratori, che ora possono lavorare restando opportunamente distanziati. Abbiamo inserito alcune stanze e aree break in cui è possibile conversare e telefonare privatamente. Inoltre ora l’organizzazione spaziale delle scrivanie non segue più esclusivamente un layout tradizionale. Nel futuro includeremo: pannelli divisori per maggiore privacy e, per una riservatezza personale, sedie, panche o sedute morbide dallo schienale alto all’interno di una stanza, senza dover rinchiudersi in uno spazio ristretto.
L’opportunità di creare spazi di lavoro flessibili e facilmente riconfigurabili non comporta il rischio di non riuscire a rappresentare al meglio l’identità del marchio?
Flessibilità non vuol sempre dire riorganizzazione; più spesso significa offrire una gamma di tipologie di ambienti tra cui scegliere e fornire la tecnologia necessaria per rendere più scorrevole la transizione da uno spazio all’altro. Per esempio l’arredo della zona lounge e le finestre a tutta altezza accanto alla reception danno forma a uno spazio in cui rilassarsi o controllare le e-mail, mentre dei piccoli “huddle space” lungo la finestra fungono da salette per diverse tipologie di interazione.
Nei posti in cui i complementi d’arredo possono essere riposizionati - come lo spazio NOMAD e le sale riunioni principali - abbiamo imposto dei limiti ben definiti, in modo da rimanere in linea con la nostra identità del marchio, a prescindere dall’utilizzo.
Lei è nato e cresciuto in Colorado e l’intensità del paesaggio naturale si riflette nel suo approccio al design. Pensa che la pandemia abbia esercitato un’influenza positiva sul riavvicinamento dell’essere umano alla natura?
Sicuramente lo spero. Durante quest’anno, grazie a un ridotta attività umana, si sono verificati diversi fenomeni - come l’acqua limpida nei canali di Venezia o la riduzione dei gas serra - che hanno dimostrato che, cambiando le nostre abitudini e comportamenti, possiamo avere un effetto impattante sull’ambiente. Questo ragionamento, si spera, porterà a compiere alcuni sforzi per ridurre i gas serra in tutti i settori e ambiti. Io stesso, a causa della pandemia, ho assistito a: collaboratori lavorare da remoto immersi nella natura, o nelle sue vicinanze (io per esempio sono stato interrotto più di una volta dalla vista di un orso che passava nel giardino della casa da cui sto lavorando, nella parte occidentale del Massachusetts); collaboratori rispondere a telefonate mentre passeggiavano fuori casa per prendere un po’ di aria fresca o semplicemente seduti in veranda o sulle scalinate d’ingresso per una pausa dagli spazi chiusi; collaboratori utilizzare orari di lavoro sempre più flessibili per rifugiarsi in ambienti naturali e per ricaricarsi, ad esempio andando in campeggio o facendo camminate.
Luogo: New York City, USA
Completamento: 2020
Superficie lorda: 1.115 m2
Progetto degli interni: Perkins&Will
Appaltatore principale: Benchmark Construction
Consulenti
Progettazione elettrica, meccanica e idraulica: WB Engineers | Consultants
Impianti audio, video e apparecchiature informatiche: Tritech
Fotografie di Garrett Rowland, courtesy Perkins&Will
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