NATOffice - HHCR - househut corticella
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HHCR - househut corticella

NATOffice

Kitchen Design Special Contest  /  Completed
NATOffice
Una casa di campagna si ancora alla linea dell’orizzonte, dove l’argine del torrente Tresinaro si pone come sfondo e scena del campo ambientale. Il progetto reinterpreta la porta morta tipica della pianura padana in termini contemporanei, andando a definire uno spazio passante cavo, che diventa il fulcro dell’architettura.
Il volume viene movimentato e deformato da due ali laterali che aiutano a radicare la casa nel lotto, senza estendere eccessivamente la superficie abitata e contemporaneamente costruiscono i cardini della composizione degli spazi interni ed esterni. A nord il corpo di fabbrica basamentale dei garages, omogeneo per dimensioni al corpo centrale, disegna la testata del complesso, definendosi come retro in rapporto ai fabbricati residenziali esistenti sul lotto confinante.
L’open space centrale, trasparente a terra e internamente a doppia altezza, collega e connette gli spazi delle camere/studio al primo piano con un ballatoio galleria, portando lo sfondo dell’argine del Tresinaro all’interno dell’abitazione e convogliando sullo spazio giorno il giardino diaframma a nord. La cucina ad ovest, in continuità con la scala, e la sala tv ad est confluiscono nello spazio centrale a tutt’altezza del focolare domestico e del living. Il living si estende all’aperto attraverso il porticato a sud e configura un diaframma solare mentre la testata a sud est proietta la casa verso l’argine e la fonde con il lotto.
Le coperture a doppia falda si articolano in relazione alla disposizione delle ali e del corpo di collegamento. Non ci sono logge o balconi esattamente come nella tipologia a porta morta, ma solo arretramenti del filo di facciata in relazione alle bucature del muro.
Il muro sperimenta il concetto dell’apertura come sistema di punti di flesso all’interno di una stessa superficie continua ininterrotta, che riduce il proprio spessore fino a scomparire. La copertura, anch’essa intesa come superficie continua, si estende alle facciate per delineare le bucature, “scavando” il muro.
Due superfici continue dunque (copertura e muratura) si incontrano e scompaiono in un unico elemento: la superficie vetrata. Di notte le murature appaiono quasi come non finite, sospese: il buio annulla le differenze fra cielo, bucature (con i loro sistemi di oscuramento) e copertura. Di giorno sono le murature a scomparire nel chiarore del sole, per fare leggere le bucature e la copertura come elementi sospesi e continui.
L’edificio non è però un corpo a sé ma estende al paesaggio il suo carattere fondativo, costruendo differenti stanze all’aperto, legate agli orientamenti solari, agli usi degli spazi interni e a nuove fruizioni degli spazi aperti stessi. Esse sono pensate come le 4 facciate dell’edificio distese al suolo e, come i fronti dell’edificio, costituiscono un sistema bioclimatico e ambientale di inserimento nel paesaggio.
Così lo spazio a sud panoramico, verso l’argine del torrente, rimane aperto, libero, con solo il perimetro del lotto definito con edera rampicante a diaframmare l’orizzonte. Nulla si interpone fra l’orizzonte e il soggiorno, solo il porticato a gelsomino che protegge ed estende all’aperto il luogo di riunione della famiglia.
Ad ovest invece l’estensione dello spazio a giardino configura una serie di episodi (il porticato, il solarium, la piscina, lo spazio a frutteto e i box dell’orto sopraelevati da terra) come elementi aggregati ed intrecciati a differente gradiente naturale. La vasca d’acqua è l’elemento più artificiale e razionale, che si apre ed “ammorbidisce” già sulla siepe che contiene la doccia, per poi disperdersi nel tracciato regolatore delle alberature.
A nord il minipaesaggio rappresenta una cesura, un diaframma di privacy rispetto alle abitazioni contermini e delinea gli spazi di percorrenza carrabili, allontanando il parcheggio interno delle auto dalla casa vera e propria e interponendo il corpo dei servizi fra casa e confine. Ad ovest, dopo il corpo dei servizi, una “struttura” naturale di morus fruitless definisce una veranda protetta all’aperto come barbecue e luogo conviviale.
Ad est lo spazio aperto è più “tradizionale”, nel suo essere barriera sul perimetro del lotto, lasciando nel contempo un’ampia superficie erbosa come distanziale rispetto all’accesso principale alla casa, che avviene dal parcheggio pubblico esterno al lotto, in direzione sud, attraverso un percorso pedonale protetto. Qui l’edificio, seppure distante, affaccia su strada, semplificando al massimo bucature e complessità degli spazi interni.
La cucina si configura come uno spazio cardine della casa, perché snodo e terminale di connessioni percettive e spaziali fra living room a tutt’altezza, piscina all’aperto, corpo scala di risalita e percorso di ingresso privato secondario.
Essa è un nodo dell’open space a terra delineato più dal solaio di piano che non dalle murature, è un volume puro su cui insiste il piano in legno della colazione-brunch. Le attrezzature meccaniche di supporto sono tutte incassate nell’armadio a sud, mentre il contenitivo è inserito nell’armadio a muro a nord, completamente incassato fra scala ed ingresso. Solo la cappa emerge, come elemento sospeso discendente dal soffitto, centrale rispetto all’ingresso e al living room a tutt’altezza. Il piano della colazione accompagna poi verso l’apertura sul portico e la piscina, mentre il volume del lavabo e dei fuochi è duale e ruotato rispetto al tavolo del living room.
La cucina quindi viene intesa come un luogo di incontro e riunione, come spazio di passaggio: atrio verso e dall’esterno, verso e dalla scala, verso e dall’ingresso secondario.
Dalla cucina lo sguardo abbraccia il campo agricolo verso il Tresinaro, la piscina, il soggiorno con il focolare e la sala tv.

Credits

 Rubiera (RE)
 Italia
 Privato
 08/2018
 350 mq
 NAT OFFICE - christian gasparini architetto
 Martina Chiari - Matteo Lombardini - Sara Piccinini
 LG Costruzioni
 Luigi Salvo - strutture / Barbara Ponti - paesaggio / Termotecnici associati - impianti
 Veka – Profili Finestre / Serge Ferrari – Tende / Resstende – Zanzariere / PPG Coating – Isolante termico / Wierer Covering – Tegole Innotech / Pavidea - Pavimentazioni in legno di rovere e pietra artificiale / Modulnova - Cucina / Vondom – Elementi d’arredo
 Filippo Poli

Curriculum

Fondato nel 2001, a Reggio Emilia da Christian Gasparini, NATOFFICE si rivolge al campo della progettazione urbana e architettonica intrecciandola ad una attività di ricerca nel campo delle strutture modulari, dell’allestimento e delle relazioni fra architettura, città e paesaggio. NATOFFICE vince il 1° premio per il Centro Civico La Corte a Parma (2001), la consultazione ad inviti per l’Asilo Nido Carpi a Reggio Emilia (2004), progetta il Centro di Fotografia Europea a Reggio Emilia (2005), vince il 1° premio nel concorso ad inviti per il recupero di Casa Gualerzi (2012, Archdaily Building of the Year 2017, Inarcassa Cicop 2018, Build Award 2019), vince il Best International Home and Garden Design Firm 2019 e diversi premi e segnalazioni in concorsi nazionali ed internazionali (www.natoffice.it). Nel 2017 il progetto del Ristorante Lounge Bar Ivy vince la menzione di merito nella categoria Hospitality agli A+Awards di New York e all’American Architecture Prize di Los Angeles.

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