Atelier(s) Alfonso Femia / AF517* - DALLARA ACADEMY
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DALLARA ACADEMY

Atelier(s) Alfonso Femia / AF517*

Culture  /  Completed
Atelier(s) Alfonso Femia / AF517*
Il progetto della Dallara Academy costituisce parte integrante dell’insediamento produttivo del Gruppo omonimo e della fabbrica-laboratorio esistente.
Alla definizione dell’intervento concorrono il contesto insediativo ed ambientale nonché i dati e vincoli urbanistico-territoriali. La consapevolezza della valenza pubblica di un luogo destinato ad attività culturali e formative, il radicamento storico e simbolico dell’Azienda sul territorio, le peculiarità ambientali dell’area, lambita dal corso del torrente Ceno e dai primi rilievi della collina preappenninica, sono cardini della proposta progettuale.
Si è voluto così immaginare un edificio che fosse rappresentativo e funzionale, riconoscibile e semplice, capace di dialogare con il territorio ed il paesaggio, inserendosi in un processo di riqualificazione di tutto il sistema insediativo.
Gli elementi semantici del paesaggio antropizzato circostante l’area sono caratterizzati da un rado edificato connotato da corpi edilizi isolati e compatti, dalla grande semplicità volumetrica.
Il progetto nasce dagli elementi territoriali: la linea del lotto, la sua dimensione aperta e precisa, il profilo delle colline, il sistema agricolo, la traccia del Ceno sul suolo ed i centri urbani a scala territoriale sono elementi fondativi della percezione del luogo.
L’aspetto caratterizzante dell’edificio è la grande semplicità compositiva, articolata attraverso figure geometriche pure che generano altrettanti volumi ed ospitano differenti funzioni. Nell’aggregazione si delineano punti di compenetrazione e connessione fra interno ed esterno.
La composizione planimetrica e dotata di un asse principale, quello dei laboratori (il trapezio), accanto al quale giace il parallelepipedo contenente l’area didattica, collocato in posizione asimmetrica rispetto al peso degli altri volumi, l’area espositiva è una figura semicircolare, mentre tre coni ospitano le aule didattiche, gli spazi di accoglienza al museo e la scala elicoidale che incardina l’edificio.
L’aspetto compatto della composizione volumetrica lascia spazio a delle fessure che liberano viste prospettiche di taglio verso l’interno. Lo sguardo del passante è invitato a posarsi su questi scorci, e si muove orizzontalmente lungo il fronte semicircolare disegnato dalla rampa espositiva che abbraccia ed include il paesaggio all’intorno.
In direzione verticale, invece, l’edificio si compone per strati (il piano verde inclinato, il nastro, il coronamento), che assecondano il pendio senza prevaricarlo, invitando l’occhio alla contemplazione della collina che fa da sfondo al manufatto.
Il progetto delle aree esterne, segue un’impostazione duplice.
Da una parte la continuità con il contesto ambientale in cui ila nuova Dallara Academy si inserisce, dunque il dialogo con gli elementi territoriali, attraverso l’utilizzo di materiali del luogo ed il disegno delle aree a verde, dall’altra la volontà di progettare e definire uno spazio dall’identità equilibrata in relazione alla nuova funzione che si va ad insediare.
In questo progetto di suolo e di paesaggio, le aree esterne, parzialmente coperte dalla rampa espositiva sotto la quale si raggiunge l’atrio di ingresso, sono studiate come naturale estensione del foyer e sono il punto in cui la natura sfuma nel manufatto architettonico. Si è utilizzata una pavimentazione che combina ghiaia e lastre di pietra Grolla, a creare una vera e propria “piazza minerale”.
L’ispirazione che guida il disegno architettonico governa le scelte materiche di progetto: a ciascun volume una superficie distinta, a ciascuna funzione una propria “pelle” esterna.
Nella scelta del rivestimento della rampa circolare, un incannucciato di tubolari in alluminio a sezione variabile con finitura color bronzo, è evidente l’ispirazione proveniente dal mondo dell’automobile. Ma non solo: le canne sono un rimando ai filari alberati all’intorno e, come questi, cadenzano ed accompagnano col loro ritmo verticale lo sguardo in movimento dei passanti lungo la strada a valle. Il trattamento superficiale lucido e riflettente fa vibrare di luce questo volume aereo, come un diaframma naturale staccatosi dal suolo per lasciare spazio all’elemento umano.
La tinta calda e brunita crea continuità con la tavolozza cromatica delle abitazioni vicine e si accorda col mutare stagionale dei colori del paesaggio.
Punti di cerniera del progetto, i tre coni che sorgono dalla piazza d’accesso sono l’elemento per eccellenza di moltiplicazione dell’intorno.
La ceramica, prodotto di punta dell’industria emiliana, è conformata in tessere sfaccettate che si adagiano sulla superficie curva di coni, ricevono la luce, i colori, i riflessi del paesaggio e dell’architettura e li rimandano in infinite direzioni.
A fare da contrappunto alla superficie lucida dei rivestimenti superficiali di rampa e coni, il cuneo a monte è rivestito di una pelle opaca in cemento facciavista. Il tono grigio tenue delle facciate in prefabbricato cementizio dei padiglioni industriali circostanti è così ripreso da questo corpo incastrato nella collina, ma nobilitato da una finitura superficiale di estrema ricercatezza tecnica e formale. Le pareti del cuneo hanno la natura solida e massiccia che si richiede ad un muro scavato nella terra lungo il pendio, ma la tessitura superficiale e la partitura delle pannellature conferisce loro dinamismo e ritmo.
La trasparenza è il tratto distintivo di questo edificio culturale pensato per la mostra delle automobili. Il vetro, materiale trasparente per eccellenza, è impiegato nelle sue molteplici declinazioni: curvo lungo il fronte della rampa esposto alla strada, piano ma adagiato su un perimetro circolare lungo i coni, in forma di ampia facciata verticale lungo il prospetto del cuneo prospiciente la piazza centrale.

Credits

 Varano de’ Melegari
 Italia
 Varanobox srl
 09/2018
 5542 mq
 Alfonso Femia
 Coordinamento: Simonetta Cenci - Responsabile di progetto: Marco Corazza - Gruppo di Progettazione: Lorenza Barabino, Alessandro Bellus, Luca Bonsignorio, Angela Cavallari, Simonetta Cenci, Marco Corazza, Alfonso Femia, Chiara Frumento, Andrea Lucchi, Sara Massa, Enrico Martino, Vera Messana, Michela Scala, Ilaria Sisto, Vincenzo Tripodi - Collaboratori: Stefano Cioncoloni, Gaia D’Abrosca, Elena Molfino, Tania Poggi
 Mario Neri spa
 Tapiro Design (allestimento museografico) - Redesco Progetti srl (Ingegneria Strutturale), FOR Engineering Architecure (Ingegneria Impiantistica), Invisible Lab/Silvia perego (Illuminotecnica)
 Casalgrande Padana spa (Ceramiche), Castaldi Lighting spa / iGuzzini spa / 3F Filippi spa (Illuminotecnica), Attico (Mobili su misura), Universal Selecta (Pareti Mobili vetrate interne), Anaunia srl (pareti fonoassorbenti), Styl-Comp (facciate), Marmi Faedo spa (pavimentazioni in pietra), Resinsystem srl (pavimentazioni in c.a. e resina)
 Stefano Anzini

Curriculum

Atelier(s) Alfonso Femia (AF517), è il nome con cui 5+1AA nel 2017 ha modificato la sua denominazione. Creato da Alfonso Femia con altri compagni di viaggio, dal 1995 esplora il mondo e le relazioni umane attraverso l’architettura, il dialogo e la materia.
Gli Atelier(s), caratterizzati dall’identità delle tre città, Genova, Milano e Parigi, si concentrano sulla rigenerazione urbana e la costruzione di importanti edifici nelle principali città italiane e del mediterraneo: Milano, Roma, Torino, Venezia, Firenze, Marsiglia, Lione, Parigi, Tangeri, Algeri, Istanbul.
Tra i progetti appena terminati: il nuovo complesso didattico ed espositivo “Dallara Academy” a Parma, il restauro della Villa Borromeo ad Arcore, mentre sono in corso le nuove residenze “Domitys” a Segrate, la ristrutturazione di un edificio per ospitare la sede della banca Monte dei Paschi di Siena, e “The Corner”, riqualificazione di un edificio per uffici in via della Liberazione a Milano.

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