Giandebiaggi Architettura - Piano Urbanistico Attuativo - D3 GRUPPO LOCCIONI
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Piano Urbanistico Attuativo - D3 GRUPPO LOCCIONI

Giandebiaggi Architettura

Urban Planning  /  Future
Giandebiaggi Architettura
La lungimiranza di una grande realtà imprenditoriale italiana fa sì che la collaborazione tra pubblico e privato si concretizzi in interventi di best practice nella riqualificazione architettonica, ambientale ed energetica di uno spazio residuale dell’ampliamento urbano ed infrastrutturale. Lo studio Giandebiaggi Architettura, che segue da anni come consulente questi progetti innovativi sul territorio, firma il Piano Urbanistico Attuativo dell’area, sviluppato nel corso degli ultimi anni.
Sito nel Comune di Rosora in provincia di Ancona, a circa 30 km dal capoluogo in direzione delle colline, il Piano riguarda una zona industriale produttiva di proprietà del gruppo Loccioni, una delle realtà industriali più importanti del Paese, che fonda il suo brand e la sua mission sull’innovazione e l’alta tecnologia, lavorando con gruppi industriali internazionali, attraendo su questo territorio circa 8000 visitatori all’anno.
L'aspetto interessante di questo progetto è la scelta urbanistica del Piano, che si occupa di una zona di risulta dello sviluppo urbano e territoriale del secolo scorso, altamente urbanizzata ma a rischio di esondazione. Uno spazio residuale tra la superstrada, svincoli, ferrovia e linea elettrica, un territorio perduto al margine dell’aggregato urbano, sottratto ad ogni possibile destinazione urbanistica. Ciò sembra contraddire il termine "terreno" o "immobile", ma tale è la realtà: durante lo sviluppo urbano e l'espansione verso nuove aree e distretti produttivi, sono avanzati pezzi di terra che non sono più stati utilizzati e nemmeno validati per l'agricoltura. Quindi, un grande triangolo è stato escluso dalla vita urbana, una zona residuale, sottratta a qualsiasi tipo di utilizzo produttivo o pianificatorio, anche alle attività agricole.
L’area di intervento è di circa 3 ettari, tale da consentire una superficie di circa 70.000 metri cubi di edifici produttivi, che devono essere funzionalmente collegati alla sede principale della società posta oltre la superstrada e risalente agli anni ‘70. Anche in questo lavoro, come è prassi consolidata all’interno dello studio, si è fortemente cercato l'approccio della rigenerazione dell'esistente, cioè il recupero dei fabbricati rurali abbandonati. All'interno dei primi edifici rimessi in funzione si è concretizzata una Leaf-Farm, cuore tecnico ed amministrativo con edifici in classe A e A+, luoghi di lavoro di alta qualità, non architettonicamente pretenziosi ma molto efficienti. Questo complesso rappresenta alcuni dei valori del gruppo: benessere e sostenibilità, gestione ambientale e dell’energia, eliminazione degli sprechi, rispetto dell'ambiente e del territorio, attenzione alla persona e sviluppo sociale del territorio, attenzione al dettaglio e comunicazione.
La rigenerazione di questo sito non consiste solo nel restauro dell'architettura, ma soprattutto in un nuovo modo di pensare l’energia. Fonti alternative (il sole, il fiume, la biomassa) che sono in grado di coprire il fabbisogno energetico totale con bassissimo impatto ambientale.
Il tema chiave è che l'urbanizzazione non è generata dal reticolo viario, ma dal recupero degli edifici e in particolare dei nodi energetici. Il progetto sorge da una micro-grid di distribuzione energetica che connette in modo diretto i diversi edifici nei quattro poli, già collegata alla smart-grid esistente, che diventa una vera e propria rete di urbanizzazione.
Dal punto di vista architettonico, il piano è totalmente flessibile, nato non da un progetto predeterminato, ma da una regola di possibile insediamento delle attività, start-up ed altre possibili funzioni, che possono assumere forme diverse. Il loro sviluppo, energia e forniture urbane sono state studiate in continuità e sintonia con gli edifici esistenti. I nuovi edifici possono anche essere modificati e riorganizzati, mantenendo la regola.
Viste le limitazioni alla costruzione, il piano definisce una griglia planimetrica di massima realizzazione coesa che, con un’altezza massima di due piani utili produttivi, consentirà innumerevoli tipologie edilizie, facilitando la vicinanza tra gli edifici e le funzioni da implementare, nonché possibili accorpamenti e trasformazioni future. La flessibilità massima definisce diverse forme di compenetrazione, in un ordine generatore che è nella regola più, che negli edifici stessi. L'insieme delle alternative costruttive è in alcuni casi esplicitato nel piano, attraverso specifici elaborati architettonici, per simularne la realizzazione e le relazioni tra loro e la Leaf-Farm e le infrastrutture limitrofe. Le future realizzazioni potranno assumere diverse connotazioni, sempre all’interno di una traccia regolatrice che mantiene i caratteri di sussidiarietà e reciprocità. Il piano non si concentra sull'architettura, bensì sul recupero dell'esistente, delle energie sottoutilizzate e degli edifici storici abbandonati, unito alla creazione di zone verdi per la mitigazione delle infrastrutture, in un nuovo uso che può avere diverse forme e organizzazioni in base alle richieste. Una regola che definisce la flessibilità quale valore imprescindibile dello sviluppo equilibrato delle attività.
L'intero piano insediativo è un intervento innovativo di tipo produttivo sul territorio, in cui non prevale l’architettura, ma piuttosto le caratteristiche di rigenerazione architettonica, urbana ed energetica di un'area abbandonata e con grandi difficoltà.
Anche il nuovo industriale, che statisticamente è considerato il tipo di insediamento più problematico, è invece riuscito ad ottenere risparmio energetico attraverso l’uso di fonti alternative (fotovoltaico, idraulico e biomassa) connesse alla salvaguardia dell’ambiente, ed un rapporto virtuoso tra pubblico e privato, anche in termini di messa in sicurezza e di protezione, con una grande attenzione per il contesto, al confine tra urbanità ed infrastrutture, rigenerando un territorio perduto.

Credits

 LOC. ANGELI - ROSORA - ANCONA
 GRUPPO LOCCIONI
 10/2015
 30000 mq
 PROF.ARCH. PAOLO GIANDEBIAGGI
 PROF.ARCH. PAOLO GIANDEBIAGGI
 GIANDEBIAGGI ARCHITETTURA ©

Curriculum

Laureato con lode alla Facoltà di Architettura di Firenze nel 1987, si iscrive all’Ordine degli Architetti di Parma, dove ha operato in diverse commissioni. Responsabile della Commissione urbanistica (‘92-‘94), ha presieduto la Commissione per la Qualità Architettonica e il Paesaggio (‘07-‘13). Operando presso la Facoltà di Ingegneria di Parma dalla sua istituzione, dal 2002 è Professore Ordinario nella Facoltà di Architettura di cui è stato Presidente dei Corsi di Studio (‘04-‘12). La ricerca sull’analisi grafica e rappresentazione dell’architettura, urbana ed ambientale è stata oggetto di numerose pubblicazioni, mostre e relazioni presso università ed istituti culturali italiani e stranieri. In oltre 25 anni di attività professionale ha realizzato interventi pubblici nei settori della formazione, sanità, sociale e ricordo, nonché privati. Ha acquisito risultati rilevanti nell’ambito del risparmio energetico e benessere, applicati al restauro e rigenerazione architettonica ed urbana.

http://www.giandebiaggi.it

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