Lillo Giglia Architecture - QUID VICOLO LUNA
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QUID VICOLO LUNA

Lillo Giglia Architecture

Urban Planning  /  Completed
Lillo Giglia Architecture
IL CONTESTO.
Il quartiere Vicolo Luna, il cui nome deriva dall’omonimo vicolo, è un comparto urbano ai margini del centro storico di Favara.
A partire dal dopoguerra la città è cresciuta in maniera quasi incontrollata e indiscriminata, adottando un modello di sviluppo espansivo; ciò ha provocato l’abbandono del centro antico, causandone il collasso fisico, ambientale e sociale, e la formazione di una periferia anonima e indifferenziata.
Il progetto si propone di attivare un processo di rigenerazione di un tessuto complesso nel quale convivono vecchi e nuovi fabbricati, spazi pubblici e semipubblici strutturati in piazze, strade storiche, vicoli, slarghi, corti e giardini: un’articolata dialettica tra pubblico e privato che determina una certa vitalità dell’area.
L’emanazione in diversi paesi europei di norme che sanciscono limiti alle nuove edificazioni e incentivano le trasformazioni dell’esistente ha innescato nel dibattito architettonico la ricerca di strategie di re-cycling alternative al processo di museificazione e al principio della tabula rasa. Stratificazione, intrusione di nuovi corpi architettonici nell’esistente si prospettano come possibili modelli di crescita urbana, come soluzione alla domanda di densificazione.
Sulla base di questi concetti l’intervento recupera con oculatezza antiche case dirute con tutti i loro spazi annessi, rifunzionalizzandoli in centri culturali per la diffusione dell’architettura contemporanea, spazi per la degustazione, spazi ricettivi diffusi, cortili contemporanei e giardini capaci di attrarre eventi, risorse, investimenti, energie in un contesto urbano ripensato, innovativo e soprattutto condiviso.
La complessità del progetto architettonico contribuisce allo sviluppo di una programmazione culturale aperta e in costante evoluzione.
Nel progetto coesistono due dimensioni che si confrontano in un processo di continua interazione: l’opera di conservazione e l’ideazione di una nuova architettura. L’architettura che ne risulta è un immagine unica e definita e introduce numerosi aspetti spaziali.
Vecchio e nuovo sono i contrasti che stabiliscono la varietà di opposizioni che descrive la natura del progetto.
Il complesso si sviluppa su una superficie totale di 1.500 m2.

GLI EDIFICI E GLI INNESTI.
La prima fase del progetto, la più consistente dal punto di vista degli interventi, consiste nel riuso di un Palazzo signorile con annesso edificio (una volta adibito a ricovero di attrezzature) e giardino. Altri piccoli edifici destinati all’ospitalità, in via di completamento, saranno aperti al pubblico in una fase successiva.
Posizionato lungo una delle più importanti strade storiche della città, Corso Vittorio Emanuele, una arteria che attraversa per lungo l’intero centro storico, fino ad arrivare alla periferia, l’edificio ha una posizione privilegiata in quanto fa da testata all’ intero isolato.
Dagli anni '60 in poi il palazzo aveva perso la sua valenza architettonica originaria in quanto oggetto di interventi privi di ogni logica compositiva e di linguaggio. Consumato dal tempo e non più abitato da anni, l’immobile era caratterizzato da gravi cedimenti strutturali che ne avevano causato il crollo di una parte sul lato del giardino.
Dovendo assolutamente rispettare la volumetria del fabbricato, si è adottato un intervento di tipo sartoriale, sottraendo, integrando, con interventi puntuali e decisi, realizzati con forme nette e materiali naturali che però dialogano con un luogo fortemente stratificato e definito.
Il progetto proposto ha voluto conservare quanto più possibile le murature esistenti, senza sconvolgere la pianta originaria e tutti quegli elementi che caratterizzavano l’architettura dell’edificio: al piano terra, le due volte a crociera, gli archi e il tetto in legno; al piano primo il grande arco, l’orditura delle travi (sostituite con delle nuove) della copertura a falde.
Questo approccio intende valorizzare l'architettura preesistente attraverso l’innesto del contemporaneo, rifiutando l’atteggiamento del Dove era e come era, fenomeno anticulturale purtroppo ancora molto diffuso e talvolta imposto da bieche normative comunali.
Dal punto di vista architettonico c'è la ricerca di un” plus” in ogni spazio con l'uso di un linguaggio minimale reso esplicito dalla scelta dei materiali naturali e dalla neutralità degli spazi interni di colore grigio e bianco, ricavati da una malta cementizia di grana grossa lasciata a vista o la lamiera in ferro grezzo utilizzata per alcuni rivestimenti e per il bancone/reception.
Particolare attenzione è stata rivolta al recupero dei materiali esistenti, rimossi, catalogati e assemblati in chiave moderna come le porte interne, la scala in marmo di carrara o le mattonelle in cemento decorato, un tempo pavimento e adesso utilizzate come paramento di una delle pareti interne. Resina cementizia e il parquet color legno naturale sono altri materiali protagonisti degli spazi: la prima, di color molto simile al colore degli edifici circostanti crea continuità cromatica tra interno ed esterno.
La superficie muraria esterna, bianca e poco rifinita, riprende i caratteri degli antichi intonaci circostanti, neutri, e si inserisce in modo armonico nel contesto senza alterarne la qualità e i caratteri originali, anzi esaltandoli. Il colore bianco valorizza in maniera inequivocabile i vecchi portali in pietra, rimessi a nuovo, e allo stesso tempo decanta gli eleganti innesti in lamiera naturale (assieme a ai grossi basamenti in marmo monolitici e quasi primordiali) che delimitano le bucature dell’edificio.
A causa del crollo di un pezzo di edificio sul lato del giardino è stato possibile ricostruire il nuovo fronte attraverso un nuovo innesto, calibrato e in armonia con l’intero edificio, caratterizzato da una grande vetrata. Questo volume, aggettante, conferma un naturale senso di appartenenza e nello stesso tempo da l’impressione di configurare una nuova architettura.

Credits

 Favara Ag
 Lillo Giglia
 01/2016
 1.000 mq
 Lillo Giglia
 Lillo Giglia & Partners
 Lillo Giglia e Giorgio Parrino
 Pierluigi Patti - Giorgio Parrino - Lillo Crapanzano
 Limblici & Aleo
 Salvatore Giglia

Curriculum

Lillo Giglia si laurea presso la Facoltà di Architettura di Palermo nell’anno 1999. Numerosi sono i progetti realizzati: Casa a Punta Bianca, Belmonte Hotel, Casa Bellavia-Principato, Casa Cupardo, Caffè Vigata e Quid Vicolo Luna.
Lo studio partecipa attivamente a concorsi di architettura, workshop, seminari. Da anni collabora alle attività di ricerca della Scuola Politecnica di Palermo. Nel 2012 è stato invitato ad esporre alla tredicesima Mostra Internazionale di Architettura Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Giovani architetti italiani/Incontro sull’architettura contemporanea.
E’ socio fondatore dell’associazione F.U.N. (Favara Urban Network) e membro attivo della Farm Cultural Park, centro culturale contemporaneo, che promuove la riqualificazione urbana di Favara attraverso l’arte contemporanea e l’architettura.
Di recente ha vinto (Team: Giglia Lipari Conti Bullaro) il concorso di progettazione "Nuovo Complesso Parrocchiale di Santa Barbara", Licata Ag.

Tag

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