Paciu Maison, un’opera d’arte da abitare
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Paciu Maison, un’opera d’arte da abitare

La dimora dell’artista e curatore Harry Baldissera è concepita come un quadro privo di cornice

Harry Baldissera

Paciu Maison, un’opera d’arte da abitare
Scritto da Redazione The Plan -

Non è una “semplice” casa d’artista con cavalletto, tela, pennelli, colori e attrezzi del mestiere; non è solo il luogo dove estro creativo e vita quotidiana si uniscono, ma è una vera e propria opera d’arte da abitare. Nella tranquillità delle campagne bolognesi, appena fuori Ponte Rizzoli di Ozzano dell’Emilia, la Paciu Maison è la dimora di un giovanissimo artista e curatore, Harry Baldissera, che nel 2017 ha deciso di ridare vita a un antico edificio immerso nel verde risalente a fine Ottocento, primi del Novecento, e attorniato da antichi casolari di campagna, stalle e fienili oggi rinati. Una vera e propria casa-opera immersiva da abitare giorno per giorno, frutto del lavoro esclusivo del giovane e del recupero di materiali, oggetti, frammenti di arredi di scarto. «Una dimensione più unica che rara – racconta lo stesso proprietario – che prende il nome da suggestioni delle mie stesse origini, un po’ bolognesi e un po’ svizzere».

Dall’inizio alla fine, seppur sia quasi difficile credersi, ha realizzato tutto da solo, andando a recuperare sassolini e minerali tra le spiagge dell’Isola d’Elba, vecchi vetri di edicole per farli diventare pareti di una doccia, un antico lavandino in legno per riutilizzarlo come base di un tavolino, una pulsantiera d’ascensore per elevare metaforicamente i propri ospiti in una dimensione quasi più immaginaria che terrena. Harry Baldissera vive in questa dimora di oltre 400 m2 su due piani, accompagnato quotidianamente dagli infiniti colori che trasudano dalle pareti, dai pavimenti e dai soffitti, ma accompagnato anche dal suono dei suoi stessi pensieri creativi: è il silenzio a valorizzarli, è l’assenza totale di televisioni, compensata giusto dalla presenza di una radio degli anni Cinquanta e dalla manovella cigolante di una macchina da cucire un po’ arrugginita. O, ancora, dal ticchettio delle numerose macchine da scrivere collezionate dal ragazzo, tra cui una risalente alla Seconda Guerra Mondiale e una Lettera 32.

Da qualche tempo Harry ha deciso di aprire la propria dimora alle visite guidate, da compiere su prenotazione in sua compagnia oppure grazie all’associazione bolognese Extrabo. Ma non è tutto: Paciu Maison è già stata più volte selezionata come set cinematografico e teatrale o, ancora, come sede per workshop, laboratori, mostre

Qui il passato continua a vivere nella contemporaneità, fondendosi però in un ambiente dal tempo sospeso, a tratti intangibile ma anche proiettato verso il futuro grazie all’estro, all’intraprendenza e alla costante voglia di cambiare del proprietario. Non è un caso che, volendo trovare tre parole per definire Paciu Maison, il proprietario nonché art director non ha potuto far altro che sottolinearne «la transculturalità, la contemporaneità che assume senso nella storia». 

 

Un viaggio che inizia nella Sala della Genesi e prosegue con la Sala Ecatè

Paciu Maison, Harry Baldissera

L’ingresso alla Paciu Maison avviene attraverso la cosiddetta Sala della Genesi, un ambiente fatto di blu, di mare e di cielo dipinto completamente a mano, con la forza dei polpastrelli sul muro, come tutto il resto della casa. Fin da subito si perde un po’ la dimensione temporale, se non fosse per qualche richiamo dato dalle foto lungo la scala, chiamata del Graffito, che ricordano la crescita di Harry o la lampada a parete circondata dai numeri di un orologio. Un orologio però privo di lancette: il tempo è sospeso, a tratti opinabile, tanto che nelle macchie di quella stessa parete i numeri perdono la loro posizione canonica per volteggiare un po’ a caso. Una sospensione del tempo che non è solo un artificio artistico, perché è una reale sensazione del ragazzo: è lo stesso motivo per cui non dichiara mai la sua età.

In cima alle scale la Sala Ecatè, caratterizzata dal rosso delle sue pareti e dalle chiavi che scendono a pioggia dal soffitto: un simbolo che rispecchia la centralità dello spazio per l’accesso a tante delle altre stanze della casa che si affacciano qui. 

 

Il cuore intimo di Paciu Maison, la Sala dello Scatto

Paciu Maison, Harry Baldissera

La camera da letto, chiamata Sala dello Scatto, attraverso il suo allestimento e il suo aspetto vuole essere una provocazione, un suggerimento a riflettere sulle contraddizioni dei giorni nostri. Le pareti sono infatti ricoperte da migliaia e migliaia di pagine di giornale, rendendo questo luogo di riservatezza un punto in cui pensare all'esposizione della propria vita sotto i riflettori, come sotto la lente di un paparazzo. Cosa significano oggi intimità e privacy in un mondo continuamente esposto all’azione dei social network e, ancora, come distinguere le notizie vere da quelle false?

Come le case di un tempo, poi, Harry ha voluto anteporre alla camera da letto una sala lettura (la Sala dell’Universo), il posto perfetto per fermarsi a leggere un buon libro prima di andare a dormire. Per rallentare i ritmi della vita quotidiana e riflettere sulle questioni della quotidianità, inoltre, anche un’altra stanza, chiamata in questo caso Sala Cartografia: una lavagna da una parte, una parete che la imita all’opposto, quattro sedie centrali poste una di fronte all’altra a coppie per ragionare attraverso l’ispirazione dei numeri complessi e dell’arte di Escher

 

La Sala Van Gogh

Paciu Maison, Harry Baldissera

La stanza che più permette di capire cosa voglia dire entrare in un’opera d’arte abitabile, concepita come un quadro strabordante rispetto alla propria stessa cornice, è la Sala Van Gogh: si tratta del bagno più prossimo alla camera da letto, dove la Notte Stellata è ovunque. Anche il soffitto, grazie alla sua particolare struttura ricoperta da una sorta di morbida tela blu, rende perfettamente l’idea delle volute caratterizzanti l’opera del pittore. Al centro del bagno vi è una fontanella, collegata alla stanza precedente e alla successiva da un percorso segnato a terra fatto di sassolini raccolti, uno a uno, sulle spiagge dell’Elba.

 

Le altre stanze di Paciu Maison

Paciu Maison, Harry Baldissera

Una stanza ricoperta da macchie che ricordano quelle di Rorschach, una ispirata ad Alice nel Paese delle meraviglie, un mausoleo, un laboratorio in evoluzione dai mille colori, una cucina con tavolo monumentale al centro e una Sala del Convivio ispirata a Bologna: qui i simboli della città delle Due Torri, i quali si alternano tra soffitti e sedute dalle immagini più o meno astratte, dialogano costantemente con oggetti storici. Centinaia i libri, alcuni risalenti al Rinascimento: è la conoscenza che prende vita attraverso il dialogo, tra persone e tra epoche.

>>> Leggi anche l'intervista allo street artist bolognese, Alessandro Dado Ferri.

 

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Credits

Location: Bologna, Italy
Interior design: Harry Baldissera

Individual photo credits are included in each gallery image

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