La stanza da bagno è diventata progressivamente uno dei luoghi più interessanti di espansione per l‘immaginario domestico delle persone. Lo scenario complessivo del bagno non è solo il luogo dove puliamo il nostro corpo: è molto di più, ci fornisce i simboli per mediare dentro di noi il conflitto tra codici affettivi che rimandano alle parti meno pregiate del nostro Sé: tra la voglia di regredire e la necessità di crescere, tra il codice della madre, centrato sull’appagamento del bisogno e sulla gratificazione delle nostre parti bambine, il codice del bambino, centrato sulla attività ludica, il codice della corporeità erotica, centrato sulla contemplazione/esibizione del proprio corpo e il codice del padre, centrato sulla prestazione e sullo stimolo alla crescita.
Partendo da questa riflessione il progetto di “One” si è orientato su un linguaggio espressivo di matrice ludicoonirica nel quale il designer ha saputo fondere con grande ispirazione i quattro gruppi dei codici affettivi. Elementi marcatamente centrati sul codice materno (in particolare le porcellane, tonde e soft) sono così messi in scena insieme con elementi di chiaro codice paterno (i mobili dalle linee geometriche semplici e rigorose), di codice erotico (come i rubinetti, robustamente fallici) e di codice bambino (come il gioco del movimento a scomparsa del rubinetto del mixer per la vasca da bagno, o l’apertura della cassettiera nel mobile alto). L’esito formale di questo progetto è fortemente innovativo e esemplare: componendo in equilibrio armonico i quattro codici affettivi Stefano ha infatti saputo superare la pratica del cifrario stilistico personale che ha caratterizzato praticamente tutto il design di grido degli anni ’80 e ’90. Utilizzando un approccio progettuale fortemente innovativo, che definirei meta-stilistico, ha saputo attingere con libertà e maestria al grande vocabolario delle forme che sono state messe a disposizione dell’uomo per creare degli oggetti insieme più emozionanti e più umani.
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