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Un nuovo ponte contemporaneo, la Passerella ciclopedonale a Ponte colombo, Mestre

GRUPPOFON ARCHITETTI

Transport  /  Future
GRUPPOFON ARCHITETTI
PASSERELLA CICLOPEDONALE PONTE COLOMBO - MESTRE
La passerella ciclopedonale del Ponte Colombo a Mestre è un piccolo tassello mancante di un percorso che si snoda o per certi tratti dovrà snodarsi dal territorio ad ovest della città passando per il centro, per poi finire sui bordi della Laguna di Venezia.
Una sorta di itinerario in quella che viene definita la “Gronda Lagunare” e cioè il modo in cui i piccoli fiumi che ancora confluiscono in laguna, si distendono fino a terminare nel groviglio dei canali e delle barene.
E’ questo il caso del fiume Marzenego, un piccolo corso d’acqua di origine risorgiva che proprio dai “Veneziani” ai tempi della deviazione dei grandi fiumi che interravano la Laguna di Venezia, è stato anch’esso deviato con un canale, non in mare ma comunque lontano dalla Città Antica, fino in prossimità dell’attuale Aeroporto Marco Polo.
Il Ponte Colombo esiste già, è un manufatto di inizio novecento dove ora transita prevalentemente nei due sensi il tram, rendendo di fatto pericolosa a causa dell’esigua sezione, la circolazione promiscua di cicli e pedoni. Di qui la necessità di costruire una nuova passerella.
L’indicazione prevalente della Soprintendenza, competente per la tutela e salvaguardia del paesaggio, è stata quella di realizzare la nuova passerella ad una certa distanza dal ponte esistente (circa 14 metri), al fine di mantenere la visibilità di quest’ultimo, ottenendo così due manufatti ben distinti e chiaramente leggibili per storia, caratteristiche costruttive e materiali.
In quel punto del fiume stazionano numerose piccole imbarcazioni private in una serie di posti barca a servizio dei vicini residenti. Situazione questa tipica di tutti i canali che confluiscono in laguna, dove esili pali e minimali passaggi in legno, costituiscono di fatto l’essenza del paesaggio acqueo. Un paesaggio che stride con quella parte di città, caratterizzata da uno snodo di strade che rende la circolazione in quel luogo piuttosto complessa.
Due mondi indipendenti e contrastanti tra loro, ognuno con le sue regole ed esigenze, come spesso accade quando le città edificate prevalentemente negli anni ‘60 ‘70 come Mestre, si pongono per struttura insediativa in totale dissonanza con l’organicità dell’acqua, la quale finisce per essere marginalizzata più come un problema che come una opportunità.
Anche per questi motivi, la principale scelta progettuale è stata quella di saltare l’intera luce di 23 metri del fiume, con un’unica campata. Questo, sia per salvaguardare il corso d’acqua, sia per agevolare il passaggio delle imbarcazioni anche quando il livello dell’acqua sale, quando le maree della laguna fanno sentire il loro influsso in profondità nella “Gronda Lagunare”.
Un’altra delle scelte fondamentali del progetto è stata quella di mantenere il piano del ponte perfettamente orizzontale rispetto alle due strade che congiunge. Questo per garantire una facile percorribilità sia pedonale che ciclabile, senza ostacoli o variazioni di quota, spesso pericolose nella stagione invernale quando l’assito è bagnato o ghiacciato.
Tra le richieste dell’amministrazione comunale vi era anche quella di realizzare una struttura in acciaio tutto sommato semplice e facilmente cantierabile, come altre simili già presenti più a monte sul medesimo fiume.
L’imperativo del Progetto Architettonico è stato quello di evitare l’ennesima realizzazione anonima che, come spesso accade, nel rispetto delle norme, del budget e della semplificazione di realizzazione e manutenzione, produce manufatti privi di identità, una somma di oggetti invisibili disseminati nel paesaggio urbano.
Per evitare che una HEA200 si manifesti nella sua prevedibilità formale, è stato fatto un uso semplice ma intenzionale della geometria. Prima un quadrato, poi dal quadrato un rettangolo aureo, poi nuovamente un quadrato e la sua ripetizione che pur essendo ripetizione non sembra più uguale a se stessa nella sequenza. Ma non basta.
Chi va in bicicletta, sa che il movimento non è solo quello nella direzione di marcia ma vi è anche un altro movimento, quello delle ginocchia che pur nella circolarità della corona, attraverso i pedali si trasforma in un una sorta di movimento ondulatorio.
I quadrati ed i rettangoli è come se si muovessero, diventando oggetti tridimensionali e così, quello che nasce come un prospetto/parapetto, diventa spazio, spazio in movimento.
Ma ancora non basta, con un artificio lo spazio può “rallentare”, può farci rallentare. Il colore ha questo potere. Delle formelle in vetro colorato diventano così il centro di questo movimento che rallenta. Sequenza di colori diversi la cui composizione è solo apparentemente casuale.
Ma la geometria nello spazio non può essere casuale, così come le frequenze dei colori non possono essere casuali.
Ci sono due modi di percepire il tempo di questo movimento, il primo percorrendo la passerella in bicicletta o a piedi, il secondo osservando la passerella dal ponte storico mentre si è in tram o si percorre una delle due strade sugli argini del canale. Ci si accorgerà così che nulla sta fermo.
Grazie alla tridimensionalità nell’uso della lamiera microforata che garantisce anche una discreta trasparenza alla passerella, il movimento viene percepito in modo sempre diverso, senza dare punti di riferimento, a questo si aggiunge il disegno organico dei fori, come una decorazione vegetale.
Pochi gesti semplici in grado di trasformare un piccolo oggetto urbano come una passerella in un qualcosa di cui ci si ricorda.
Pochi gesti semplici in grado di trasformare l’acqua verdastra di un fiume di risorgiva e i suoi argini erbosi in un luogo, sia per chi il ponte lo attraversa, sia per chi ci passa vicino o per chi con la sua piccola barca a fondo piatto ci passa sotto, tra i riflessi colorati dei vetri sull’acqua, aspettando di arrivare nell’amata laguna.
Tutto il resto è carpenteria metallica.
Il progetto verrà realizzato con i contributi dei Fondi Strutturali Europei e la sua cantierizzazione è imminente.

Credits

 Mestre, Venezia
 Italia
 Comune di Venezia
 196 m2
 GRUPPOFON ARCHITETTI
 Nicola Salviato, Oscar Scomparin, Davide Della Porta, Silvia Marinotto, Maria Casarin, Deniz Yildirin
 Comune di Venezia, Agenzia per la Coesione Territoriale, Pon metro, Unione Europea
 Tre Erre Ingegneria
 ARCHIVIO DOCUMENTALE FON

Curriculum

GRUPPOFON ARCHITETTI nasce nel 1988 come contenitore di esperienze multidisciplinari, composto da una dozzina di Architetti, alcuni dei quali svolgono attività didattiche universitarie. Nei 30 anni di attività, per mezzo di un elevato numero di realizzazioni, ha sviluppato progetti nei temi dei Beni Culturali, della Bioarchitettura e della Rigenerazione Urbana. Numerosi progetti di edifici in legno sono in corso di realizzazione. Parte dello studio sviluppa Format food&beverage, sono oltre 240 le realizzazioni in 4 continenti, 18 paesi e 70 città. Riconoscimenti, Premi, Menzioni: Premio Architettura Città di Venezia 2005 - 2008 - 2014, Premio Nazionale di Architettura Raffaele Sirica 2010, European Colour Design Award 2011, Ri.U.SO 2012, The Plan Award 2015-2016-2017-2019, Biennale Architettura di Venezia 2018. Con FONOLTRE lo studio sviluppa progetti e ricerche, finalizzati a diffondere consapevolezza e metodologie per il recupero ed il riuso del territorio costruito ed agricolo.

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