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IL MURO DI FONDO DEL TEMPIO E DEL FORO DELLA PACE

Architetto Barbara Nazzaro e VITAE DESIGN studio di architettura

Special Projects  /  Completed
Architetto Barbara Nazzaro e VITAE DESIGN studio di architettura
L’imperatore Vespasiano, a partire dal 70 d. C. inizia un intenso periodo di urbanizzazione, tra cui i lavori di costruzione dell’Anfiteatro Flavio e la conclusione del Foro della Pace, inaugurato nel 75 d.C., per celebrare il periodo di Pace reso possibile dalla dinastia Flavia.
In realtà, più che di un foro, si tratta di un vero e proprio tempio dedicato alla Pace; viene definito Foro della pace o Foro di Vespasiano, poiché il suo schema era molto simile a quello dei Fori Imperiali, dei quali alla fine andò a formare un prolungamento; era infatti costituito da un ambiente absidato, circondato da diverse stanze che si aprivano su una grande piazza centrale, occupata da aiuole e fontane. Proprio nella sala del Tempio della Pace venne rinvenuta intorno al 200 d.C. la prima planimetria di Roma, incisa su lastre di marmo, risalente all’epoca di Settimio Severo, la cosiddetta Forma Urbis Romae.
Data la necessità di consolidare e completare il muro che separa il Foro della Pace ed il Vico delle Carine, si è sviluppata un’ipotesi progettuale che rendesse comprensibile ai fruitori del monumento e ai passanti lungo la via dei Fori Imperiali la planimetria del Tempio stesso e degli edifici ad esso adiacenti.
Il muro
Il nuovo muro in blocchi di tufo, di confine tra l’antica strada romana e l’area del Tempio, è stato pensato come un lungo setto che sporge, oltre la quota della strada romana, di un’altezza tale da configurarsi anche come parapetto per i visitatori del sito (quelli che sostano sul Vico delle Carine).
Non solo: dato il suo spessore, la sommità dello stesso potrà essere anche utilizzata come un “leggio”, un piano su cui collocare pannelli didattici.
La scala
Il setto murario in blocchi di tufo, poi, si “svuoterà” per contenere al suo interno una scala che renderà possibile il collegamento tra le due diverse quote, permettendo così ai visitatori, in futuro, di percorrere, a partire dalla via dei Fori Imperiali, prima il Vicus ad Carinas e poi di raggiungere la sottostante zona del Tempio della Pace.
Come si può notare, sia nella sezione longitudinale che nelle assonometrie, la paratia che si vuole realizzare ha lo scopo di arginare il livello della strada antica e di nascondere al suo interno una scala, completamente coperta per la quasi totalità della sua lunghezza ed internamente illuminata tramite segnapasso a led, che risolverà il collegamento in sicurezza tra il livello del Foro della Pace e quello del Vicus ad Carinas. Solamente nel tratto finale la scala non sarà più coperta: un’apertura consentirà il passaggio agevole (in termini di altezza del vano) all’esterno ad una quota più alta. Quindi, per mantenere questa “galleria-scala” più pulita e protetta sono previsti sia una porta all’inizio del percorso in salita (quota dell’area templare), sia un’altra porta alla fine del tratto coperto della scala e sia un piccolo cancello basso alla quota della strada romana.
Come invece si nota nelle sezioni trasversali e nella pianta tecnica, la struttura principale della scala è realizzata con dei pilastri HEA 100 collegati da traversi.
Nel lato controterra, a tali pilastri sarà fissata una lamiera grecata, atta a garantire il contenimento del terreno ed evitarne la fuoriuscita all’interno del percorso in salita.
Alla struttura principale verrà fissata una sottostruttura con la funzione di sostenere i pannelli di lamiera corten traforata e retroilluminata.
Il trattamento della superficie del nuovo muro e i possibili materiali di rivestimento
Partendo quindi dalla impossibilità di riconfigurare il muro antico, dalla strategicità del luogo considerata la sua prossimità a via dei Fori Imperiali, e dalla necessità di voler rendere comprensibile ai più l’antica configurazione planimetrica di quei luoghi, si è optato per realizzare il nuovo muro, sia per nascondere la scala di collegamento tra il Templum Pacis ed il Vico ad Carina, sia per assolvere ad uno scopo didattico. La caratteristica principale è la “pelle”: la sua lavorazione a laser raffigura una stilizzazione della Forma Urbis Romae, ritrovata proprio in quei luoghi, resa visibile sia di giorno che di notte grazie ad un sistema di retroilluminazione a led, la cui luce verrà diffusa in maniera omogenea grazie all’interposizione, tra le barre led (con temperatura di colore calda) e i pannelli di corten, di pannelli in plexiglass color bianco latte.
Date le peculiarità delle lavorazioni di foratura al laser, si è scelto di operare su un rivestimento realizzato con un tipo particolare di corten brunito che non necessita di manutenzione, trattato mediante ceratura così da risultare più scuro rispetto al classico corten normalmente utilizzato (più acceso nei toni). La pre-ossidazione di questo materiale è profonda, non si tratta infatti di una patina superficiale che può essere danneggiata da incisioni ed usura.
Le caratteristiche fisico-tecniche di questo particolare tipo di acciaio ossidato permettono di effettuare un’incisione dettagliata pur con uno spessore contenuto e, contemporaneamente, di avere una forte rigidità.
In particolare il corten così trattato, oltre ad essere più scuro, presenta anche una superficie più omogenea, che migliorerà la lettura della planimetria incisa.
Il vicus ad Carinas
Per quanto riguarda il vicus, l’immagine dell’antica strada (alla quota superiore) verrà ricomposta mediante l’aggiunta di diverse decine di basoli. La scelta è stata quella di perimetrare le aree che presentano i basoli originali esistenti mediante una fascia di malta di un colore diverso (più chiaro o più scuro) rispetto a quello che verrà scelto per la malta delle zone in cui invece verranno collocati i nuovi basoli, così da rendere immediatamente riconoscibile l’intervento rispetto alla preesistenza.

Credits

 Roma
 Italia
 Parco Archeologico del Colosseo
 11/2018
 100 m2
 Barbara Nazzaro, Vitae Design studio di architettura (Cristina Iaconi, Andrea Greco)
 Arch. Barbara Nazzaro, Arch. Cristina Iaconi, Arch. Andrea Greco, collaboraz. Arch. Veronica Pesce, Ing. Bruno Zeuli
 Angeloni Angelo srl
 Archeologi: Dott.ssa Rossella Rea, Dott.ssa Francesca Montella, Prof. Riccardo Santangeli, Dott.ssa Giulia Facchin
 Corten Steel di IRONeX by Kalikos International.
 Pietro Bomba, Andrea Greco

Curriculum

Barbara Nazzaro si laurea in Architettura a Roma e successivamente si specializza in Restauro dei Monumenti, sempre a Roma. Dal 2000 è Architetto Direttore Coordinatore presso il MIBACT e, dal 2011 è Direttore tecnico del Colosseo.
Cristina Iaconi si laurea in Architettura a Roma nel 2005. Nel 2010 si specializza presso l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura di Roma.
Andrea Greco si laurea in Architettura a Roma nel 2005. Nel 2010 si diploma presso la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio per lo Studio ed il Restauro dei monumenti, con una tesi sulla proposta museografica del Museo Ostiense a Roma.
Nel 2006 fondano lo studio di architettura VITAE DESIGN. Da allora portano avanti progetti sia per committenti privati (residenze, uffici, locali commerciali), sia per enti pubblici nell'ambito del restauro e della progettazione architettonica contemporanea in luoghi storici e vincolati.


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