Visita in cantina, spazio sacro come una chiesa ma laborioso come una fabbrica.
Anche questa nuova visita a Venezia la iniziamo come altre volte: da piazzale Roma. Questa volta però non andiamo diretti in Biennale. Ad aspettarci all’imbarcadero di Fondamenta Nove c’è il vaporetto che porta su una delle ultime isole native della laguna veneta, Mazzorbo. Qui sorge una delle winery più prestigiose al mondo, circondata da mura medievali e con un campanile trecentesco all’interno della vigna. È qui che parte il nostro piccolo viaggio all’insegna del vino, che ci porterà anche a Cantina Bolzano, vincitrice dopo l’intervento degli architetti Dell’Agnolo e Kelderer dello standard CasaClimaWine, e in California, dove la produzione avviene in un moderno fienile sostenibile al cento per cento.
VENISSA WINERY
Isola di Mazzorbo, Venezia
Zanon Architetti Associati
Neanche noi sapevamo che su un’isola di Venezia si produce dell’ottimo vino. Nemmeno sapevamo che un posto del genere si potesse visitare. A Venissa, tenuta che sorge a Mazzorbo, striscia di terra che accoglie poco meno di 300 abitanti, ci raccontano che in Piazza San Marco fino al 1100 c’era una vigna. Le prime tracce della viticultura risalgono a oltre 2500 anni fa, e le isole della laguna sono sempre state coltivate, per consentire un minimo di autosufficienza in una laguna dove il 92 per cento della superficie è acqua, e dove anche le piazze venivano coltivate. Da questo deriva il nome “Campo”.
Venissa nasce nel 2002, quando Gianluca Bisol a Torcello, di fronte alla basilica di Santa Maria Assunta, la più antica Chiesa di Venezia, vede un piccolo vigneto. Incuriosito, conosce Nicoletta, la proprietaria, e comincia a fare delle ricerche storiche ed agronomiche sulle vigne. Da qui la scoperta della grande tradizione vitivinicola delle isole di Venezia che hanno ospitato da sempre molti vigneti, fino al 1966, l’anno della grande acqua alta che ha distrutto le vigne e fatto perdere le tracce di questa tradizione millenaria. Le ricerche agronomiche hanno poi portato alla luce un vitigno autoctono, la Dorona di Venezia, che nel corso dei secoli si è adattato alle condizioni di salinità tipiche della laguna.
Da quel primo giorno ne è venuta fuori una vera e propria struttura ricettiva, accuratamente ricavata dalla ristrutturazione di un antico edificio ora interamente dedicato agli ospiti. Il progetto è firmato Zanon Architetti Associati e ha previsto il recupero della struttura e dell’antica vigna murata.
Il fatto che Venissa sia un vigneto, un “clos” circondato da mura medievali con un campanile trecentesco all’interno della vigna stessa, rende questa winery unica al mondo e più che meritevole di essere visitata.
CANTINA BOLZANO WINERY
San Maurizio, Bolzano
Dell’Agnolo Kelderer Architekturbüro
La storia di questa cantina a ridosso del rilievo alpino, inizia con la costituzione di due distinte cantine sociali nel XX secolo (rispettivamente nel 1908 e nel 1930), e continua con la realizzazione di una nuova sede unitaria. Ben riuscito il tentativo di presentare in un unico luogo la continuità e la crescita dell’attività produttiva, ma soprattutto la persistenza del sapere in campo enologico.
L’edificio per la Cantina Bolzano è costruito al limitare del tessuto urbano di Bolzano in località San Maurizio, e costituisce una rilevante realizzazione che addensa valori e significati simbolici, sintetizzando l’immagine e la realtà di importanti risorse del territorio, la coltivazione dei vigneti e la produzione vinicola dalle qualità riconosciute. Il nuovo complesso esprime, in un certo senso, il culmine di una storia produttiva che inizia con la costituzione di due distinte cantine sociali nel secolo XX (rispettivamente nel 1908 e nel 1930), prosegue con la fusione delle due cooperative in un’unica entità societaria nel 2001 e si conclude con l’esigenza (manifestata attraverso il bando di un concorso internazionale) di una nuova sede unitaria, in grado di presentare in un unico luogo la continuità e la crescita dell’attività produttiva, la persistenza del sapere in campo enologico.
L’architettura, nel progetto di Dell’Agnolo e Kelderer vincitore del concorso, dimostra la congruenza fra valenze espressive e istanze tecnologiche ad ampio spettro, in relazione alla tipicità della cantina, in quanto luogo di produzione, di commercializzazione e di degustazione, tanto da ottenere per la Cantina Bolzano l’attestazione di corrispondenza allo standard CasaClimaWine. Strumenti d’attenzione per la sostenibilità consistono in un isolamento termico diffuso, nel raggiungimento di un ottimale livello di costanza della temperatura nelle aree produttive, nell’ausilio che, ad esempio, metodi che non comportano dispendio energetico apportano alle condizioni del clima interno (protezione da irraggiamento solare, camini di ventilazione) e nella particolarità tecnica del ciclo produttivo a struttura verticale, in parte a “caduta libera”, senza uso di pompe.
>>> Scopri l’intero progetto e la gallery sul numero 130 di The Plan
SAXON WINERY
Paso Robles, California
Clayton Korte
L’espressione chiave per descrivere questo “fienile” di lusso è design agricolo. È sufficiente osservare la porta d’ingresso alla struttura per accorgersene: un pannello in Cor-Ten perforato fa desumere la cura con cui l’architetto Clayton Korte ne ha progettato ogni singolo dettaglio.
Situato nella zona di Templeton Gap di West Paso Robles, in California, la Saxon Winery, nata prettamente come struttura di stoccaggio agricolo, si trova ai piedi dei cinquanta acri di James Berry Vineyard ed è stata progettata come un moderno fienile a palo. Qui, prima di questa costruzione, c’era un giacimento petrolifero, del quale si è deciso di recuperare e riutilizzare l’asta di perforazione che adesso fa da supporto al sistema di copertura fotovoltaica, che riesce a soddisfare oltre il 100% della richiesta di energia della cantina.
Per il progetto sono stati selezionati materiali minimalisti adatti a resistere al clima particolarmente secco della California, ma anche per ridurre al minimo la necessità di manutenzione. La colonna principale e la struttura del tetto sono costituite da tubi saldati lasciati a vista, mentre i moduli solari in vetro laminato, che fungono sia da sistema solare che da copertura, sono supportati su arcarecci in legno e acciaio WT saldati alle capriate dei tubi. Una grondaia semitubo Schedule 40 da 8 pollici di diametro è invece situata all’estremità inferiore del tetto per accogliere la futura raccolta dell’acqua piovana.
Le fondazioni limitano la quantità di calcestruzzo gettato in opera includendo una pavimentazione in ghiaia permeabile per tutte le aree di stoccaggio dei veicoli aperte e i recinti per il bestiame, massimizzando così la quantità di acqua piovana che viene filtrata attraverso il terreno nello spartiacque.