Il centro espositivo aggiunge altre quattro gallerie alle tre già inaugurate nel 2018, diventando uno dei poli più importanti d’Europa, con una collezione permanente e mostre temporanee
Siamo al cospetto di un centro espositivo che a breve diventerà uno dei più quotati a livello europeo e mondiale: il Victoria and Albert Museum’s (V&A) Photography Centre di Londra riapre al pubblico dopo il completamento della seconda fase di lavori, ultimata a maggio 2023 dopo l’apertura nel 2018 delle prime tre sale. Le quattro nuove gallerie renderanno finalmente giustizia alla vasta e importante collezione di fotografie raccolte e acquisite nell’arco di 170 anni, da quando il primo direttore del museo, Henry Cole, fotografo dilettante e ambasciatore dell'arte della fotografia, iniziò la raccolta, che rende oggi il Photography Centre lo spazio più grande del Regno Unito per mostre fotografiche permanenti.
Della prima fase del progetto, incentrato sulla creazione di spazi per la vasta gamma di opere fotografiche che vanno dall'inizio del XIX secolo ai giorni nostri, si è occupato David Kohn, mentre del completamento del centro, che porta il numero delle sale a sette, sono stati incaricati gli studi Purcell e Gibson Thornley Architects. Due delle nuove gallerie sono dedicate alla fotografia contemporanea e a mostre temporanee tematiche e la terza è incentrata sul rapporto tra la fotografia e i libri, ospitando la RPS Library (la biblioteca della Royal Photographic Society). L’ultima sala, interattiva, ripercorre la storia della fotografia e della macchina fotografica, mettendo in luce l'evoluzione tecnologica, e permettendo al visitatore di entrare in una camera oscura.
Nelle gallerie del centro, situato nella zona di South Kensington, è possibile vedere opere di artisti del calibro di Liz Johnson Artur, Sammy Baloji, Vera Lutter, Paul Mpagi Sepuya, Tarrah Krajnak e Vasantha Yogananthan, oltre a una monumentale scultura fotografica di Noémie Goudal, una serie di scatti della fotografa indiana Gauri Gill e un'opera digitale del media artist britannico Jake Elwes. La selezione delle opere si inserisce nella volontà del centro di indagare tematiche di attualità come l’identità, la razza, la sessualità e il cambiamento climatico.
Il nuovo Photography Centre è uno spazio all’avanguardia e innovativo, disposto su 570 m² di cui una parte a controllo ambientale, che prevede il monitoraggio costante e continuo della salubrità delle sale, della temperatura e del livello di umidità, fattore molto importante per le opere esposte.
Il progetto ha visto in prima battuta la riqualificazione delle aree storiche, di cui si è occupato il team di Purcell, che erano precedentemente utilizzate per lo stoccaggio e l'insegnamento, e che hanno visto la creazione di un’ulteriore area fruibile sulla copertura. La rivisitazione spaziale e stilistica è invece dello studio Gibson Thornley, che ha lavorato a stretto contatto con il team curatoriale del V&A e un gruppo di giovani tra i 16 ei 24 anni, con lo scopo di rendere questi spazi più accessibili e attraenti agli occhi delle generazioni più giovani. Il Photography Center è infatti parte del FuturePlan del V&A, un ambizioso programma di sviluppo che ha voluto gli architetti lavorare con un pubblico molto eterogeneo, per sperimentare e orientare in modo diverso gli spazi contemporanei della galleria, riportando in luce la bellezza dell’edificio originale.
«La fotografia è il centro del V&A. Il museo raccoglie fotografie dal 1852 e continua ad acquisire il meglio della pratica contemporanea. Poiché la fotografia gioca un ruolo sempre più importante in tutte le nostre vite, il centro fotografico ampliato sarà più rilevante che mai. Non vediamo l’ora di accogliere i visitatori per esplorare le diverse storie della tecnica e godersi la nostra collezione, leader a livello mondiale».
Marta Weiss, Senior Curator of Photography del V&A e Lead Curator della seconda fase progettuale del Photography Centre
La nuova sede della RPS Library, la biblioteca della Royal Photographic Society, collocata in una delle nuove stanze del centro, offre ai visitatori uno spazio per fermarsi a contemplare l’importanza del volume fotografico. In questa sala è stato mantenuto il pavimento originale, ingegnosamente protetto dal peso eccessivo dei volumi con nuovi elementi su misura a sbalzo che pendono dalle pareti della galleria, mentre per fornire ai bibliotecari pieno accesso alla collezione, è stata prevista una passerella soppalcata, le cui balaustre sono realizzate con aste di ottone intrecciate.
Il rivestimento in radica di noce rende l’ambiente sobrio ed elegante, richiamando lo stile della National Art Library del V&A. Lo spazio dispone anche di un'area studio con comode sedute affiancata agli spazi di lavoro per i bibliotecari: le varie sezioni si intrecciano tra loro con lo scopo di mescolare le aree pubbliche e quelle private, creando un'esperienza ricca e diversificata per i visitatori e il personale.
I progettisti hanno optato per nuovi e ampi pavimenti di parquet per le altre sale del centro, e hanno scelto un’illuminazione leggera e soffusa, che si diffonde attraverso la sequenza di archi che collega le varie gallerie. Nell’ambiente dedicato all’evoluzione tecnologica della macchina fotografica, gli oggetti che ne tracciano il percorso – dalla macchina fotografica di William Henry Fox Talbot, l'inventore dei negativi, all'iPhone – sono custoditi all'interno di teche di vetro disegnati su misura. Al centro della galleria trova posto una vera e propria camera oscura, progettata con il contributo dell'artista visivo britannico Richard Learoyd, che invita i visitatori a conoscere e sperimentare i fondamenti del processo fotografico.
Location: London, United Kingdom
Completion: 2023
Client: Victoria and Albert Museum
Architects: Gibson Thornley Architects and Purcell
Consultants
Structures: Harley Haddow
Quantity Surveyor: Currie & Brown
Lighting: Michael Grubb Studio
Project Manager: Avison Young
Construction Design and Management: Purcell
Approved Building Inspector: RBKC
Main Contractor: Quinn London
Photography by Jim Stephenson and Thomas Adank, courtesy of Gibson Thornley Architects