A Gangneung, un’architettura che intreccia paesaggio, arte e tradizione coreana, valorizzata da grandi aperture che inondano gli ambienti di luce naturale
Il Sorol Art Museum, progettato da Meier Partners a Gangneung, in Corea del Sud, si articola secondo una disposizione degli spazi che si affacciano su un cortile centrale, ispirandosi all’architettura tradizionale locale e ricercando, al contempo, un rapporto di continuità tra interno ed esterno.
L’intenzione è evidente fin dai primi disegni realizzati a mano e nello specifico nella planimetria generale, dove la volontà di collegare l’edificio all’ambiente circostante si esplicita attraverso determinate scelte progettuali che mirano a integrare il paesaggio naturale con gli spazi interni e con quelli espositivi. Tra queste, è emblematica la definizione dei percorsi che, sviluppandosi secondo una forma a T, creano un innesto trasparente e dinamico tra i tre volumi principali del museo.
Il movimento nei diversi piani e nei diversi spazi anima, così, la composizione euclidea tramite un gioco di rampe che, spinto da una forza centrifuga, si proietta verso l’esterno per poi riconnettersi al fulcro centrale della corte interna. Questo gesto si ripete in modo più sommesso in prossimità degli altri collegamenti verticali, includendo sia quelli all’aperto sia quelli avvolti da superfici vitree.
Grandi finestre e ampie viste attraverso gli spazi di circolazione massimizzano la luce naturale per rafforzare il collegamento con l’esterno. Come spiega Dukho Yeon, partner dello studio incaricato del design, «la visione progettuale consisteva nel creare una composizione modesta ma lirica, incisa in questo paesaggio spettacolare, che sarebbe diventata lo sfondo perfetto per l’arte».
In contrasto con lo spazio dilatato e continuo della circolazione, i tre ambienti espositivi sono distanti tra loro e «pur essendo separati, rimangono collegati lungo un percorso di viste incorniciate, riempito di abbondante luce naturale» sostiene Guillermo Murcia, responsabile del progetto.
Le gallerie hanno un carattere più introverso e attraverso dispositivi di ombreggiamento viene garantita la diffusione della luce naturale all’interno. Sono spazi ideati per essere versatili in modo da poter ospitare diversi tipi di installazioni.
Nella galleria principale sono presenti differenti finestre, di modeste dimensioni, strategicamente posizionate per incorniciare le viste sul parco e per garantire ampie superfici murarie per le esposizioni. Sharon Oh, project architect e manager, evidenzia la presenza di «una fusione armoniosa di arte, architettura e natura» che diventa l’elemento di connotazione e organizzazione dello spazio.
È il primo progetto realizzato dallo studio con il nome Meier Partners e in occasione della sua apertura, il 14 febbraio 2024, il museo ha ospitato la mostra Spatial Concept, con le opere di Lucio Fontana, presentate in dialogo con l’artista coreano Quac Insik. Recentemente è stata, inoltre, allestita la mostra Moments of Perfection, con il lavoro di Agnes Martin – rappresenta la prima esposizione in Corea di un’artista nordamericana, la cui esplorazione dell’astrazione pura è stata profondamente influenzata dal buddismo zen e dal taoismo – insieme all’artista coreano Chung Sang-Hwa.
Il programma delle esposizioni ambisce alla creazione di un dialogo con la visione progettuale generale del museo che, come sostiene il team di progetto, è ispirata all’eredità confuciana coreana e alla sua filosofia dell’arte; una visione che si esprime attraverso la semplicità della forma, dei materiali e della composizione, promuovendo una relazione armoniosa con la natura.
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Location: Gangneung, Gangwon-do, South Corea
Owner: Gyo-Dong Park Holdings (GDPH)
Site Area: 31,262 m2
Floor Area: 3,222 m2
Architect: Meier Partners
Partner in Charge: Dukho Yeon
Principal, Team Leader: Guillermo Murcia
Project Architect and Manager: Sharon Oh
Design Team: Hyunggyu Choi, Yuhwa Jeong, Tetsuhito Abe, Jun Kawai
Construction Manager: Asia General Construction
Photography by Roland Halbe, courtesy of Meier Partners