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Señor de Tula, il santuario dove sentirsi a casa

A Jojutla de Juárez, in Messico, è stato ricostruito dopo il terremoto del 2017

Dellekamp Arquitectos | Jachen Schleich | AGENdA Agencia de Arquitectura

Señor de Tula, il santuario dove sentirsi a casa
Scritto da Redazione The Plan -

A Jojutla de Juárez, in Messico, il santuario Señor de Tula è stato ricostruito in seguito al forte terremoto del settembre 2017. L'intervento, che porta la firma degli studi Dellekamp/Schleich di Derek Dellakamp e Jachen Schleich e AGENdA Agencia de Arquitectura di Camilo Restrepo Ochoa, si inserisce in un progetto di più ampia ristrutturazione dell'intero parco e centro comunitario El Higueron.

 

L'essenzialità degli elementi

Sanctuary Señor de Tula, Dellekamp/Schleich and AGENdA ©Rafael Gamo courtesy of Dellekamp/Schleich

L’essenzialità dell’accoglienza e di quel senso di sicurezza tipico di casa è l’anima del santuario Señor de Tula, un luogo identitario e di rinascita: un soffitto che protegge, uno spazio aperto che richiama a sé. Può essere descritta così, nella sua austerità, la struttura religiosa di Jojutla de Juárez, municipalità di Morelos in Messico, realizzata dagli studi Dellekamp/Schleich di Derek Dellakamp e Jachen Schleich e AGENdA Agencia de Arquitectura di Camilo Restrepo Ochoa, come parte integrante della rinascita del parco e del centro comunitario El Higueron distrutto dal terremoto del settembre 2017. Un simbolo, dunque, della ricostruzione dalle proprie rovine dell’intera città, che ha visto più di centomila abitazioni inagibili, più di centomila famiglie senza casa.

La libertà progettuale con la quale è stato ricostruito il santuario, ancora oggi sulle antiche rovine della chiesa di San Miguel per preservare un patrimonio artistico e culturale di secoli addietro, è legata anche ai pochi elementi con i quali gli studi hanno deciso di lavorare: una copertura a volte in mattoni, appunto, e una struttura di sostegno in calcestruzzo realizzata in opera. Quest’ultima, in particolare, si caratterizza per i suoi archi – uno per lato e con l’unico punto di incontro rappresentato dagli angoli – di maggiori dimensioni sui lati lunghi della navata, minori su quelli corti.

 

>>> Scopri anche l'edificio comunitario Arrupe Hall all'interno del campus della Saint Joseph’s University, a Philadelphia. Qui un'anteprima dell'articolo pubblicato su THE PLAN 137.

 

Come sono organizzati gli spazi interni ed esterni

Sanctuary Señor de Tula, Dellekamp/Schleich and AGENdA ©Rafael Gamo courtesy of Dellekamp/Schleich

L’apertura verso l’esterno è a sua volta studiata in relazione alle condizioni ambientali e climatiche del luogo, così da garantire, allo stesso tempo, sia una costante circolazione dell’aria sia un facile apporto di luce naturale, limitando la necessità di installazione di sistemi di condizionamento o illuminotecnici per luce artificiale e, ancora, il consumo complessivo di energia.

L’intreccio tra semplicità, tradizione e innovazione è emblematico anche nella pianta del santuario Señor de Tula, ispirata a quella classica delle basiliche ma ripensata e reinterpretata nel segno di un’apertura e di una continuità con il contesto circostante, pur rimanendo rispetto a questo in una posizione di protezione. Una condizione, quest’ultima, garantita sia emotivamente sia visivamente dal dislivello rispetto al livello del suolo. Dall’atrio d’ingresso esterno, infatti, si scende seguendo la naturale pendenza dei gradoni con le panche, fino ad arrivare all’altare semicircolare, come se lo spazio per i fedeli fosse scavato nel suolo. Questo, come anche l’intera navata, è comunque visibile dall’esterno grazie ai terrazzini soprastanti, lungo entrambi i lati.

Aperto, per così dire trasparente, il santuario Señor de Tula è dunque il simbolo, l’attualizzazione e la trasformazione architettonica di un messaggio cristiano: la casa è di tutti.

 

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Credits

Location: Jojutla de Juárez, Morelos (Messico)
Architects: Dellekamp/Schleich | Derek Dellakamp, Jachen Schleich + AGENdA Agencia de Arquitectura | Camilo Restrepo Ochoa
Built up area: 450 m2
Clients: Infonavit | Carlos Zedillo, Alejandra de la Mora, Javier Garciadiego, Carlos Farah + Fundación Hogares | Cristina Rubio


Structural design: Oscar Trejo, Sergio López
Design team: Dellekamp/Schleich | Francisco Eduardo Franco Ramírez, Jose Manuel Estrada, Gustavo Hernández, Elizabeth Molina, Sana Frini, Samuele Xompero,Santiago Sitten, Mariana Víquez + AGENdA Agencia de Arquitectura | MarianaMejía, Camilo Toro, Hellen Winter
Installations: Ubaldo Velazquez
Landscape: Taller de paisaje Entorno | Hugo Sánchez, Tonatiuh Martínez, Paulina Zarate
Lighting design: Lightchitects | Carlos Hano
Acoustic design: Xicotencatl Ladrón Guevara
Construction: Serafín Adame, Eloy Cruz, Francisco López, Alexis Garicoits Hernández, David Herrera
Vault construction: Andres Flores Castañeda
Garden construction: José Apolinar Ballesteros Rodríguez, Ricardo Antonio Ballesteros Amaro
Carpentry: Bernardo Pedro Cruz López
Site supervisors: Juan Carlos Martínez, Marcelino Delgado Castrejon
Project management: Rafael Luna, Juan Fronjosa, Ruth Cantera
Municipal management: Roque González
Materials: Concreto CEMEX, Ladrillera Mecanizada


Photography by Rafael Gamo courtesy of Dellekamp/Schleich

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