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Palazzo Fanzago, restauro e recupero

Bruno Stocco Architetto

Palazzo Fanzago, restauro e recupero
Scritto da Francesco Pagliari -

In pieno centro storico di Padova, in prossimità del Duomo e di sedi universitarie, Palazzo Fanzago è un’importante architettura d’origine secentesca, situata in una via porticata, di carattere nobile, sull’antico tracciato del decumano romano. L’edificio subì gli effetti dei bombardamenti aerei nella seconda guerra mondiale e fu sottoposto ad un primo intervento edilizio all’inizio degli anni Cinquanta. Accanto a Palazzo Fanzago, sul lato orientato ad est, il vuoto urbano venutosi a creare per i bombardamenti è stato colmato da una pregevole architettura - arretrata rispetto alla strada, con un rigoglioso giardino  - con prospetti in mattoni a vista; la continuità del portico, altrimenti compromessa, è stato ricostituita con arcate di segno moderno, appoggiate su pilastri in mattoni, in modo da riprendere un connotato urbano di valore, senza procedere ad incongrui mimetismi.
In questa situazione urbana, il restauro/recupero di Palazzo Fanzago (storica e nobile famiglia in Padova) si dirige verso un progetto che compone una sottolineatura degli elementi storici e nello stesso tempo predispone accorgimenti per l’adeguamento tecnologico e per il comfort, intervenendo con attenzione nella rielaborazione degli spazi interni, che si pongono in una visione di contemporaneità, commisurata agli obiettivi di una residenza d’alto livello qualitativo.La facciata verso via del Vescovado è soggetta a vincolo monumentale, quindi le operazioni si sono condotte nell’ambito di un attento restauro, eseguito con puntuali interventi, improntati alle tecniche artigianali tradizionali, in particolare per le parti e le decorazioni lapidee, per i parapetti e le colonnine dei piccoli balconi che connotano il piano nobile del palazzo.
L’accesso carraio e il separato accesso pedonale si aprono sullo spazio pubblico del portico. L’ingresso carraio si prolunga lungo un androne che sfocia nello spazio a cortile aperto interno, che si suddivide in un percorso pavimentato che conduce ai garages in fondo alla corte e in un vasto spazio erborato per la sosta delle automobili all’aperto. L’edificio che contiene a piano terra i garages ospita al primo piano una residenza ed è del tutto riprogettato, riassestando il  precedente corpo edilizio - nel rispetto di sagoma e volume -, un edificio secondario annesso, risalente agli anni Cinquanta, all’epoca del primo intervento su Palazzo Fanzago. Il progetto segue così un’esplicita caratura di espressività compositiva, per questa unità residenziale, che si pone come una sorta di abitazione celata all’interno della corte, in una condizione di grande riservatezza. Una scala laterale conduce alla residenza: zona soggiorno e stanza da letto principale si affiancano - separate - sul medesimo fronte ad ampie vetrate verso la corte. Il prospetto del corpo edilizio è rivestito da una lamiera stirata in acciaio verniciato di tonalità chiara, che connota profondamente l’architettura:  al piano terra, con l’eccezione dell’accesso alla residenza, e al primo piano la maglia metallica chiara conduce differenze di trasparenza, fornisce riservatezza e senso di protezione alle vetrate dell’abitazione; lo scorrimento dei pannelli a libro verso i lati e al centro definisce variazioni di luminosità per lo spazio interno e nella composizione di mutevoli geometrie per la facciata. Il livello superiore è uno spazio a solarium e terrazzo, in cui una curvilinea schermatura a lamiere in Cor-ten nasconde con eleganza il volume tecnico per le attrezzature impiantistiche.L’intervento sulla radice nobile di Palazzo Fanzago propone alcuni punti fermi. Il progetto conferma innanzitutto il collegamento verticale al centro dell’edificio, con una scala in pietra e l’inserimento del nuovo ascensore, con cabina ad ante in vetro. La ricerca di una qualità artigianale nella predisposizione degli interni per le sei unità abitative nella parte storica dell’edificio e l’elaborazione dettagliata di progetto per la formazione di spazi di grande vivibilità sono i segni tangibili di una capacità sottile di interpretare l’architettura in una trasformazione coerente all’obiettivo di definire una compenetrazione, una sintesi fra sostanza dell’antico e valutazione del contemporaneo. Recuperare materiali, rivitalizzare l’edificio, curare le distinzioni fra le unità abitative (il piano nobile, con i quattro piccoli balconi che emergono sulla cortina della via, accoglie una sola unità, distinguendosi con un pavimento in battuto alla veneziana), individuare aspetti che incrementano la vivibilità degli alloggi (le due unità al piano superiore si strutturano come alloggi duplex, con un’ampia superficie per studio e rilassamento), comporre la facciata interna con sobria  semplicità: forme del progetto che riannodano una presenza antica con idee di sensibile e attenta contemporaneità.
Francesco Pagliari

Luogo: Padova, Italia
Committente: Il Decumano
Anno di Realizzazione: 2015
Superficie Costruita: 580 m2
Architetti: Bruno Stocco Architetto
Design Team: Valentina Cadamuro, Alessandra Salvalajo, Beatrice Borghi, Sabrina Cagnin architetti, Stocco Francesca
Direzione dei Lavori: Bruno Stocco Architetto
Impresa di Costruzione: Impresa Costruzioni Edili Salvalajo Giuseppe Loreggia  

Consulenti
Strutture: Mario Fiscon
Impianti meccanici: Prisma Engineering
Impianti elettrici: Simone Ceccato

Fornitori
Serramenti: Falegnameria Roncato
Opere in ferro: Piovanello
Marmi e pietre: Menini Ruggero, Ballaustra Danilo
Luci: Artemide

Fotografie: © Bruno Stocco Architetto, Stancanelli Claudia Architetto

 

Bruno Stocco Architetto
Bruno Stocco è nato a Camposampiero (PD), dove svolge la propria attività.. Conseguito il diploma di maestro d'arte e maturità presso l'Istituto Statale d'Arte “Pietro Selvatico” di Padova, si è laureato in Architettura allo IUAV di Venezia nel 1980 seguendo le lezioni di Carlo Scarpa e con una tesi sull'area di Prato della Valle a Padova, relatore Valeriano Pastor.
Durante la propria attività, ha partecipato costantemente a conferenze e dibattiti sulla salvaguardia del territorio, pubblicando articoli e studi su architettura antica e sacra dell'entroterra padovano (ricordiamo: La tradizione e la cultura della casa nell'alto padovano, prefazione di Mario Botta). L'interesse professionale si è distinto nell'ambito del recupero di beni storici vincolati, in relazione con Sovrintendenze ed Ente Ville Venete. Per conto dell'Ordine Architetti di Padova, è stato promotore didattico di vari corsi sul restauro con avvio di laboratori sul tema.
I suoi lavori sono stati riportati in numerosi articoli e su riviste specializzate, in particolare: monografia edita da Skira “Il restauro della Cattedrale di Padova”, lavoro menzionato al Marble Architectural Award 2000 Italy per l'adeguamento del Presbiterio del Duomo di Padova, oltre al premio Koinè di Vicenza per il progetto di panca per la Chiesa; monografia edita dalla Casa Editrice Compositori di “La Fornace Morandi di Padova, processo di restauro e metodologia di recupero” lavoro già finalista del Brik Award 2012; “Panorama Italiano n. 2 “ edito da The Plan ha già pubblicato due lavori e ne sono presenti in altri due volumi “Novecento Architetture e Città del Veneto” e “Piruea nel Veneto” della Regione Veneto.

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