Palazzo dei Diamanti, oltre la conservazione, una riscrittura che arricchisce il passato
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Palazzo dei Diamanti, oltre la conservazione, una riscrittura che arricchisce il passato

Terminati i lavori di restauro, valorizzazione e adeguamento degli spazi espositivi

Labics

Palazzo dei Diamanti, oltre la conservazione, una riscrittura che arricchisce il passato
Scritto da Redazione The Plan -

L’architettura, a differenza della pittura, della scultura o di altre forme d’arte, è un’arte viva, che non può solamente essere contemplata nella sua bellezza; un’arte che per continuare a esistere deve essere fruita e, se necessario, reinterpretata. Da questa consapevolezza e dal desiderio di non appiattirsi su una logica di pura conservazione storica, lo studio fondato da Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori, Labics, ha firmato il progetto di restauro, valorizzazione e adeguamento degli spazi di Palazzo dei Diamanti di Ferrara; un progetto che si fa dunque portatore di una visione di riscrittura e di arricchimento dei monumenti tramandati dal passato fino a oggi.

Nel 2017 il Comune di Ferrara ha quindi avviato un apposito bando dedicato a questo capolavoro del Rinascimento italiano, progettato da Biagio Rossetti nel 1492 e fulcro della cosiddetta Addizione Erculea, che ha portato alla selezione di Labics e di 3TI progetti per gli impianti e le strutture.

Il punto di partenza dei progettisti nel concepire il nuovo assetto di un edificio dall’elevatissimo valore storico è stato una riscrittura museografica che esaltasse la configurazione del palazzo, ma anche che portasse a una miglior consequenzialità e circolarità tra le stanze: in questo senso, alcuni degli interventi più significativi possono essere facilmente individuabili nel collegamento tra le due ali del palazzo (l’ala Rossetti e quella Tisi) e nella realizzazione di una lunga passerella lignea esterna. L’unità complessiva interna è ciò su cui si è voluto in primis intervenire, la cui mancanza ha portato nel tempo a una differenziazione delle funzioni: il piano nobile, che comprende il salone d’onore e l’appartamento cinquecentesco di Virginia de’ Medici, ospita la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, mentre il piano terra dal 1991 viene utilizzato come sede per esposizioni temporanee dalla Fondazione Ferrara Arte. Tutti gli interventi sono dunque da leggersi come un complesso organico di azioni mirate sia alla conservazione dell’edificio storico, della sua spazialità, della sua qualità intrinseca, sia all’adeguamento dei suoi ambienti alle esigenze di un moderno spazio espositivo.

Il risultato, volendo riprendere la definizione fornita dallo stesso studio, è un meraviglioso palinsesto, fatto di ripensamenti, aggiunte successive e parti mai completate che oggi emergono con chiarezza grazie a un progetto che tiene insieme tutti gli spazi pur non esibendo nient’altro che la propria capacità di donare al museo una struttura mai compiuta.

 

Una nuova continuità nei percorsi e la riqualificazione del giardino

Palazzo dei Diamanti, cortili, Labics ©Marco Cappelletti, courtesy of Labics

Al centro del progetto di restauro di Palazzo dei Diamanti è stata posta la necessità, comune a tanti spazi espositivi contemporanei, di una miglior continuità e fluidità nei percorsi. Fondamentale, in questo senso, la riapertura del collegamento tra l’ex museo del Risorgimento e il cortile principale, il quale è stato valorizzato nella sua connessione con il resto della struttura grazie a una piccola loggia. Inoltre le due ali del palazzo sono state legate esternamente da una struttura in legno carbonizzato leggera, trilitica ed essenziale, solo in parte chiusa da vetrate per consentire una continuità tra il cortile rinascimentale e il giardino retrostante.

La struttura in legno appartiene dunque a tutti gli effetti al giardino, il quale è stato anch’esso completamente riqualificato dalla collaborazione di Labics e del paesaggista Stefano Olivari: recuperando le suddivisioni dell’antico brolo in partizioni quadrate e rettangolari, testimoniate dalle stampe del Bolzoni (1782) e dal rilievo del 1843, il progetto del giardino vuole riportare alla luce l’assetto documentato dalla seconda metà del Settecento in poi. Le alberature preesistenti, disposte all’inglese, sono state mantenute e si intersecano con i tracciati ortogonali dell’antico brolo. Questa coesistenza estetica di due opposte nature, regolare e irregolare, rivela la stratigrafia delle diverse epoche storiche.  Due nuovi elementi completano il giardino: la quinconce (prescrizione agricola tramandataci dai trattati romani per garantire una coltivazione razionale a filari sfalsati) di lecci che crea un filtro tra il giardino e il palazzo e lo specchio d’acqua, semplice bacino circolare, che riflette il cielo e invita il visitatore al fondo del giardino.

 

Il restauro e gli interventi sugli spazi espositivi

Palazzo dei Diamanti, sale, Labics ©Marco Cappelletti, courtesy of Labics

Dopo la verifica dello stato di fatto e le analisi preliminari, si è partiti con i lavori di restauro e di consolidamento delle murature esterne, per poi passare a una riorganizzazione del percorso espositivo e dei vari ambienti. Le antiche murature sono state dotate di nuove fodere altamente tecnologiche ad alta resistenza, dietro alle quali sono state nascoste le dotazioni impiantistiche. Nell’ala Rossetti è stata poi realizzata una nuova pavimentazione in terrazzo alla veneziana, mentre sia qui sia nell’ala Tisi sono stati inseriti nuovi portali in ottone brunito per evidenziare la sequenza spaziale.

In una seconda fase di lavori si è intervenuti sulle sale dell’ex museo del Risorgimento: completamente rinnovate, queste sono state trasformate anche nelle funzioni, diventando spazi a supporto dell’attività espositiva quali una caffetteria, una libreria, una sala didattica e un’altra polifunzionale. In quest’ambito sono state restaurate anche le corti interne, dotate di pavimenti in cotto e interpretate come vere e proprie sale espositive a cielo aperto integrate nel percorso espositivo.  

I lavori, iniziati nel 2020, si sono conclusi all’inizio del 2023, segnati anche dall’inaugurazione di un’importante mostra curata da Vittorio Sgarbi e da Michele Danieli, Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa, visitabile fino al 19 giugno 2023.

>>> Leggi anche un’anteprima dell’articolo pubblicato su THE PLAN 135 dedicato al complesso parrocchiale di San Giacomo Apostolo di Ferrara.

 

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Credits

Location: Ferrara, Italy
Architects: Labics
Client: Municipality of Ferrara
Structural and mechanical engineering: 3TI progetti
Restoration works: Elisabetta Fabbri
Set-up works: Giovanni de Vito
Landscape design: Stefano Olivari
Garden light design: Massimiliano Baldieri
Area Exhibition spaces: 790 m2
Exterior areas: 1,705 m2
Serving spaces: 693 m2

Photography by Marco Cappelletti, courtesy of Labics

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