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MAST - Bologna

Labics

MAST - Bologna
Scritto da Francesco Pagliari -


La recente inaugurazione di MAST (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) a Bologna, ottobre 2013, apre un luogo di molteplice attività, in una pluralità di funzioni ed obiettivi. L'impulso proviene da una concezione illuminata ed umanistica, che il Gruppo Coesia (azienda attiva nella meccanica e nelle soluzioni industriali) e la sua Presidente, Isabella Seràgnoli, manifestano, anche nell'istituire la Fondazione MAST: intervenire a più livelli, incrociando attività pubbliche ed attività direttamente attinenti all'ambito aziendale, per la città, per la cultura e le iniziative espositive, la formazione, il sapere tecnico e tecnologico, per l'azienda stessa.
L'edificio corrisponde a questa impostazione pluridirezionale, un nucleo di valore urbano, che forma un accento importante nella zona periferica ovest della città di Bologna, accanto alla sede aziendale. L'intervento rinnova una porzione d'edilizia industriale dismessa: dal concorso indetto nel 2005 e dai successivi approfondimenti, con la proclamazione del gruppo di progetto vincitore, lo studio Labics (Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori), nasce un'integrazione costruttiva, un edificio complesso in cui si assommano valori di chiarezza funzionale e di espressività, coniugata con opere d'arte, nello spazio aperto e negli interni. MAST significa quindi percorsi conoscitivi, ruoli efficacemente rappresentati da un'architettura dalle molte sfaccettature, anche in contrapposizione reciproca: volume imponente, presenza urbana significativa, prospetti austeri e quasi evanescenti nell'uso di un involucro esterno in lastre di vetro serigrafato che offre una consistenza eterea alle pareti, quasi come se fossero avvolte da leggere tende. Austera coloritura - l'involucro vetrato si orienta sui toni di grigio come le rare porzioni in cemento a vista - e dirompente variata tavolozza di colori, nel frangisole per la parete dell'asilo nido a piano terreno, a listelli in grès porcellanato. Gigantismo delle due rampe d'accesso che introducono direttamente allo snodo distributivo aperto del primo piano, grandiosità nell'aggetto che caratterizza il volume dell'auditorium e ne segue la struttura come in una sezione, delicatezza negli interni dell'asilo nido e nelle riflessioni fra lo specchio d'acqua prospiciente il ristorante aziendale e l'intradosso della soletta dell'auditorium. Fronte verso strada decisamente articolato nei volumi che si susseguono e connettono l'uno nell'altro, compattezza e linearità del fronte retrostante nell'affaccio verso la sede aziendale.
Il progetto affronta la molteplicità delle funzioni, cui corrispondono differenze nell'accesso e nell'apertura al pubblico, accentuando la fluidità dei percorsi interni e mantenendo il più possibile chiara la separazione degli ambiti “privati” e “pubblici”. Nell'edificio si situano infatti zone di esclusiva pertinenza aziendale, il ristorante e gli ambienti del circolo aziendale; zone di carattere semipubblico, l'asilo nido, gli ambienti per il benessere; zone a frequentazione pubblica, gli spazi espositivi, il museo tecnologico, gli spazi ad aula della formazione e dell'apprendimento, l'Auditorium per 400 posti e il foyer, la caffetteria.
L'ingresso al MAST dimostra la valenza complessa dell'architettura: la massa e la geometria lineare dei corpi collegati si dispiega pur nell'attenuazione che l'involucro vetrato esterno ottiene; la rampe parallele si ergono a segnare un accesso importante, accompagnate dalla presenza della scultura di Mark di Suvero - Old Grey Beam, intreccio dinamico di travi metalliche annodate, dal colore rosso intenso -; diramazioni alla piattaforma del primo piano: verso la zona espositivo-museale e verso il secondo piano, attraverso una scala che sbarca al lato opposto dell'auditorium. Un lungo corridoio, affiancato dalle aule per la formazione, si collega con un passaggio-ponte al foyer che dà accesso all'Auditorium, uno dei nuclei fondamentali dell'edificio: l'aula dal disegno a gradoni su pianta rettangolare è arricchita dalla forza esplicita dei montanti strutturali a vista, travi a doppio T in acciaio, che segnano il confine ideale fra i corridoi distributivi laterali e le poltrone. Percorsi interrelati: al foyer si accompagna il sistema di ascensori panoramici e scale che collega i tre piani; al foyer si giunge anche attraverso l'itinerario espositivo dal piano inferiore. Spazi interni netti e rigorosi, in una conformazione che accoglie ed invita a tracciare quei riferimenti e quelle relazioni (interno-esterno, spazi interni in successione lineare, spazi connessi per sovrapposizione, spazi identificati dalle opere d'arte e dall'esposizione delle collezioni, in primis la fotografia industriale), che riprendono e traducono l'ambizione d'un programma d'interventi focali per la città e per la cultura.

Francesco Pagliari

Luogo: Bologna
Committente: Coesia Group
Anno di Realizzazione: 2013
Superficie Costruita: 25.000 m2
Costo: 40.000.000 Euro
Architetti: Labics - Maria Claudia Clemente, Francesco Isidori
Design Team: Chiara Capriulo e Carolina Bajetti (project architect), Leonardo Consolazione, Francesca Delicato, Giuditta Milano, Andrea Ottaviani, Luigi Panetta, Dominique Réthans, Maria Adele Savioli, Elisa Villani
Imprese di Costruzione: Cesi, Dottor Group

Consulenti
Strutture: Proges Engineering - Andrea Imbrenda
Impianti Meccanici ed Elettrici: Hilson Moran Italia
Illuminazione: Baldieri
Acustica: Higini Arau
Paesaggio: Paolo Pejrone

Fornitori
Facciate: Focchi Group
Impianti Meccanici ed Elettrici: Cefla
Impianti per La Sicurezza: Metrovox
Finiture Pareti e Pavimenti: Laboratorio Morseletto
Auditorium: Poltrona Frau Verde: Arcadia
Impianti Multimediali e Domotici, Effetti Scenografici, Amplificazione del Suono per l’ Auditorium con Videoproiezioni in 3D e Sistema Audio Surround, per il Museo, le Sale Corsi, L’Academy la Palestra, l’Asilo ed il Ristorante Aziendale: Videoworks
Sala Immersiva per Videoconferenze: Videoworks, Cisco

Fotografie: © Christian Richters

Labics
Labics è uno studio di architettura con sede a Roma guidato da Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori. Fondato nel 2002, lo studio opera su diverse scale, dal design di interni alla progettazione urbanistica, con un interesse particolare verso i progetti di trasformazione urbana, come dimostrano progetti quali il masterplan ‘Le Serre’ a Tirana (2005), un nuovo villaggio a Nepi (2004) e il quartiere a destinazione mista Terranova a Rome (2010). L’interesse di Labics per i progetti a scala urbanistica si è sviluppato anche attraverso diverse ricerche, tra cui uno studio sui caratteri urbani di Roma ‘Borderline Metropolis’ in mostra alla Biennale di Venezia nel 2008.
Labics sta lavorando a diversi progetti tra cui il restauro e l’ampliamento dell’Ospedale ‘Casa Sollievo della Sofferenza ‘a San Giovanni Rotondo; ‘Torre Spaccata’, un masterplan per una delle 18 aree identificate come nuove centralità nel piano generale di sviluppo della città di Roma, e il recente ‘Masterplan in Wu-Hu’, China, un ambizioso piano di sviluppo e di restauro dell’antico centro cittadino.
Labics ha anche completato progetti su scala minore tra cui ‘Piazza Fontana’, a Rozzano, Milano — residenze private, uffici e interni di ristorante.
Dal 2003 lo studio è stato responsabile per il general concept, l’interior design e l’architettura di Obikà, una catena internazionale di bar e ristroanti specializzati in cibo italiano con progetti a Milano, New York, Roma, Londra, Torino, Firenze, Kuwait City e Tokyo.
La partecipazione ai concorsi ha sempre costituito una parte importante dell’attivita dello studio, permettendo di sperimentare nuove tipologie e tecniche. Labics ha vinto diversi concorsi tra cui il concorso ad inviti bandito dalla Techint spa per la progettazione di un Complesso Didattico Universitario (CDU) a Rozzano (MI) e la Città del Sole a Roma (2007) il cui completamento è previsto per il 2014.

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