L’acropoli di Atene da rovina ad architettura
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L’acropoli di Atene da rovina ad architettura

Michele Ferretti | Alessandra Gini | Davide Landi | Nicola Pettinari

L’acropoli di Atene da rovina ad architettura
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L’ACROPOLI DI ATENE DA ROVINA AD ARCHITETTURA: il progetto di musealizzazione e gestione dell’area archeologica

L’Acropoli di Atene nasce come progetto di architettura, non come rovina, non è solamente un luogo ma è qualcosa di pensato, discusso, progettato e costruito. E’ il prodotto di un pensiero progettante, il quale attiva un processo di definizione e dimensionamento dell’architettura.
Partendo da queste considerazioni il progetto elaborato nel contesto dell’Acropoli non riguarda soltanto la realtà costruita, ma la realtà formale che è alla base dell’architettura dell’Acropoli stessa.
Una realtà formale che si basa su principi comuni del mondo antico che non sono mai cambiati nel corso dei secoli, (anche se talvolta travisati o negati), e che sono ancora il nocciolo stesso dell’architettura.
Sono queste le motivazioni che hanno fatto si che la scelta di “fermare il tempo” ricadesse sull’Acropoli dell’epoca classica.

La teoria di C. A. Doxiadis
Costantinos Apostolou Doxiadis, pubblica nel 1937 uno studio approfondito sull’Acropoli di Atene e sui principi fondanti l’architettura di questo luogo.
Secondo la dissertazione di Doxiadis, i Propilei sono il punto riconosciuto come la prima e più importante posizione dalla quale l’intero sito può essere osservato.
I principi secondo i quali è stata pensata, discussa, progettata e infine costruita l’Acropoli di Atene sono quattro:
- i raggi che partono dal punto di vista dei Propilei, determinano in alzato la posizione dei tre angoli di ogni edificio importante, così ogni edificio è visibile per tre quarti;
- Generalmente tutti gli edifici importanti possono essere visti nella loro interezza dai Propilei, ma se questo non fosse possibile, l’edificio deve essere nascosto da un altro, mai visto parzialmente;
- La posizione di ogni edificio è determinata non solo dall’angolo di visuale, ma anche dalla distanza dal punto di vista principale;
- Un angolo al centro del campo visivo viene lasciato libero dagli edifici e aperto verso il paesaggio. Questo rappresenta la direzione che il pellegrino deve seguire: la Via Sacra.
Sulla base delle precedenti affermazioni, dopo l’assimilazione dei concetti espressi da Doxiadis tramite un’approfondita ricerca storica, effettuata su fonti bibliografiche, sitografiche, e l’esperienza diretta nello studio in situ dell’Acropoli Atene, si è giunti alla conclusione che la teoria di Doxiadis ha validità fino all’anno 394 a.C., che precede le prime costruzioni di epoca romana. Questa stessa teoria definisce l’Acropoli non più come un semplice sito archeologico ma come architettura viva, prodotto e condizione di un pensiero progettante.
È da questa fotografia temporale del 394 a.C. e da questi presupposti, che sono l’elemento chiave per assecondare la volontà di rifondazione del luogo e connessione vera con le preesistenze, che si rievocano a livello filologico spaziale le volumetrie dei seguenti edifici, partendo dalla destra dei Propilei:
- Santuario di Artemide Brauronia, una delle ali conteneva la statua di culto in legno della dea. Le donne che chiedevano l’intercessione di Artemide abitualmente portavano in offerta capi di abbigliamento, che venivano drappeggiati attorno alla statua. Nel 346 a.C. venne eretta una seconda statua di culto.
- Calcoteca, edificio che ospitava il tesoro di Atena, contenente bronzi e altri elementi costituenti il tesoro stesso.
- Santuario di Pandione, il recinto sacro rettangolare a cielo aperto fu costruito intorno al 450 a.C. per servire probabilmente le feste dedicate a Pandione (leggendario re di Atene). E ‘ diviso in due settori separati da una parete. La zona ovest è stata usata come un santuario ed è stato costruito (o ricostruito) durante il programma di costruzione di Pericle, mentre la parte orientale è datato al periodo pre-Pericle e si ritiene che sia stato utilizzato come officine durante le festività.
- Santuario di Zeus Polieus, ad est dell’Eretteo, gli Ateniesi costruirono un santuario a cielo aperto dedicato a Zeus Polieus attorno al 500 a.C., a pianta trapezoidale circoscritta da muri, presentava due diversi cortili. La parte orientale ospitava i buoi per le annuali Bufonie (sacrificio del bue), che avvenivano durante le feste in onore di Zeus Polieus.
- Casa delle Arrefore, è un piccolo edificio prossimo alle mura di cinta settentrionali dove le Arrephore venivano ospitate. Esse erano le quattro ragazze, di cui due per un intero anno erano chiamate a tessere il peplo che veniva usato durante le Panatenee. Il peplo era tessuto in un luogo appena ai piedi dell’Acropoli ed erano portati in processione alla statua di Atena nel tempio antico. Le altre due Arrefore avevano il compito di portare i misteriosi vasi sacri della dea.
- Edificio nordest, costruito dopo l’invasione persiana, giace con le sue fondazioni al di sopra delle cisterne arcaiche impiegate per la raccolta delle acque piovane. Molto probabilmente esso costituiva un edificio per sacerdoti e sacerdotesse. Prima dell’effetiva scoperta del Heroon di Pandion in seguito alla costruzione del museo, si pensava che fosse un edificio sacro proprio dedicato al leggendario sovrano Pandion.

Il progetto
La scelta progettuale è stata quella di trovare un punto di equilibrio tra l’aspetto storico, che andava valorizzato e conservato, e l’architettura contemporanea. Così se le volumetrie e le piante, costituiscono l’ideale dell’Acropoli classica, i materiali, le tecniche usate e gli ambienti creati all’interno delle volumetrie stesse, sono l’espressione della contemporaneità.
Si definisce in questo modo uno spazio completamente nuovo, trasformando la struttura, ma senza stravolgerne l’organizzazione in pianta.
L’architettura dei nuovi spazi espositivi museali si pone a metà strada tra la necessità di ricreare degli spazi più versatili e la volontà di proporre ambienti in grado di stabilire delle relazioni empatiche tra le opere esposte e il suo sfondo.
La collocazione delle aree di progetto, unita alla singolare articolazione dello spazio, hanno portato a pensare alla costruzione degli spazi museali tramite un sistema di padiglioni diffusi all’interno delle mura dell’Acropoli stessa.
Tutte le superfici sono rivestite in pietra calcarea, con una tessitura che richiama quella greca classica.
Di seguito vengono illustrate le varie destinazioni d’uso dei padiglioni che sono stati progettati:
Galleria delle divinità (Santuario di Artemide Brauronia)
Questo padiglione allocato nella area a est dei Propilei è composto da tre ambienti, al suo interno vengono illustrate, tramite dei pannelli, le diverse divinità che vennero adorate nel corso dei secoli e delle teche contenenti dei vasi, con raffiguranti le Panatenee, la festa religiosa dedicata alla divinità protettrice della città, Atena.
In corrispondenza dell’ingresso, sono stati allocati degli pannelli informativi essendo questo il primo padiglione che si incontra.
Il soffitto della galleria, rievoca i cassettonati degli edifici greci classici. Questa soluzione permette di creare all’interno della galleria espositiva un sistema di illuminazione zenitale artificiale, nascosto dietro pannelli acidati che diffondono nello spazio luce omogenea e diffusa.
Museo dei bronzi e delle armature (Calcoteca).
In continuità con la Galleria delle divinità si trova questo museo che presenta un prospetto principale articolato e modulato a partire dalla pianta storica del 394 a.C., ma reinterpretando la suddivisione ritmica delle colonne della stoa.
L’allestimento, delle due gallerie che compongono il museo, riguarda statue bronzee di guerrieri, armature, bassorilievi raffiguranti battaglie e video-documentari storici.
Le illuminazioni delle gallerie sono gestite differentemente: all’ingresso la luce è diffusa e artificiale, data dal vetro acidato, che nasconde la fonte stessa di luce, riflessa a sua volta da un pannello in lamiera di alluminio. Nell’altra galleria è tale da non interferire con la riproduzione dei video-documentari, mentre lascerà in luce le statue.
Museo dell’evoluzione storica dell’Acropoli (Santuario di Pandione).
Si crea una galleria che circonda due piazze su due livelli differenti, le quali rievocano i recinti che andavano a definire l’area del santuario di Pandione.
Il percorso espositivo è pensato come un elemento continuo che guida il visitatore nel racconto storico dell’evoluzione dell’Acropoli dalla prima costruzione micenea, fino alla ricostruzione e gli studi odierni.
Santuario di Zeus Polieus (Santuario di Zeus Polieus).
Situato a est dell’Eretteo è composto da due recinti, di differenti altezze, che introducono al santuario vero e proprio.
All’esterno l’esposizione è composta da 2 statue raffiguranti Zeus, all’interno invece ci sarà il Cronide di Capo Artemisio.
Bar (Casa delle Arrefore).
Il locale, prossimo alle mura di cinta settentrionali, è situato in posizione strategica, in quanto punto privilegiato di affaccio verso l’Eretteo, il Partenone e i Propilei, inoltre si può trovare riposo e refrigerio nelle torride giornate estive.
Bookshop (Edificio nord-est).
Il bookshop, situato a nord-est dei Propilei, ospita uno spazio per l’acquisto di volumi tematici sull’Acropoli e una zona dedicata alla lettura.
La libreria è ricavata all’interno della struttura stessa e l’illuminazione è gestita da alcuni led che si trovano lungo il profilo della parete, ma arretrati rispetto al filo.

Sistema strutturale
1. Sistema di fondazione
Si avvita nel suolo il sistema T-block, costituito da ancoraggi filettati di altezza pari 1,5 m e diametro 0,20 m. Essi vengono inseriti nel suolo per mezzo di apposite macchine o mezzi dotati di colonne di posizionamento con testa rotativa. In questo modo si ottiene il piano di livello desiderato anche in terreni non pianeggianti. Si avrà così un sistema di punti fissi universali pronti per accogliere la sovrastruttura. Sono facilmente rimovibili, riutilizzabili e sostituiscono le normali fondazioni in calcestruzzo armato.
2. Collegamento dei T-Block
Posizionamento di piatti in acciaio di dimensione 0,25 m, spessore 0,01 m e lunghezza variabile, con funzione di collegamento dei singoli elementi T-block in modo tale da ottenere un irrigidimento del piano, tale che la sovrastruttura avrà un comportamento uniforme.
3. Montaggio della struttura reticolare in acciaio
Realizzazione della struttura reticolare in acciaio composta da profili scatolari con sezione variabile. Successivamente vengono poste le travi reticolari in acciaio composte da profili tubolari e tiranti a sezione variabile. Essi costituiscono il sistema per la sospensione dei lucernai con vetrocamera in frosted glass e del controsoffitto formante il cassettonato all’interno della camera espositiva.
4. Posizionamento del sistema di rivestimento
Posizionamento, sulla struttura reticolare precedentemente realizzata, di profili scatolari di dimensione 0,075 m x 0,075 m e profili ad L a dimensione variabile con funzione di ancoraggio di pannelli prefabbricati in pietra calcarea con spessore 0.1 m costituenti il sistema di rivestimento esterno. Realizzazione delle parti in acqua-panel su dei telai in profili a C in acciaio 0,075 m x 0,075 m, le quali con il posizionamento degli shed composti dei pannelli sandwich alluminio e polietilene bianco con spessore 0,05 m consentono di avere una luce zenitale diffusa all’interno della camera espositiva. Montaggio del cassettonato su un telaio di profili in acciaio a C di 0,1 m x 0,025 m.
Inserimento di elementi per la raccolta delle acque piovane, occultati dal sistema di rivestimento esterno.
5. Allocazione della pavimentazione e della copertura
Infine si posiziona la pavimentazione galleggiante sul terrazzamento, regolabile in altezza, in lastre di pietra calcarea di dimensione 0,80 x 0,15 x 0,05 m allocate all’interno di una cornice metallica, anch’essa occultata da una opportuna sagomatura delle lastre di sp. 0,01 m. Chiusura della camera sacra con dei pannelli prefabbricati in pietra.

MICHELE FERRETTI, ALESSANDRA GINI, DAVIDE LANDI, NICOLA PETTINARI

Siamo studenti laureandi dell’Università Politecnica delle Marche, corso di laurea in Ingegneria Edile Architettura, abbiamo frequentato nel 2013-2014 il Master Itinerante internazionale di “Museografia, Architettura, e Archeologia, Progettazione Strategica e Gestione Innovativa del Patrimonio Archeologico”, isituito dall’Accademia Adrianea di Architettura e Archeologia, con una borsa di studio vinta durante il “Seminario Internazionale di Museografia di Villa Adriana_Premio Piranesi” nel 2013.

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