Irène

In una parte della città di Montreal dove villette si alternano a vecchi edifici industriali dell’inizio del 1900, il progetto di residenze Irène definisce un innovativo modello residenziale dove l’abitare diventa teatro, esperienza al tempo stesso intima e capace di modificare l’immagine pubblica dell’edificio verso la città. Il progetto riguarda il recupero di una vecchia fabbrica il cui volume originario viene completato da una sopraelevazione di tre piani: la superficie del nuovo corpo è pensata come una pelle avvolgente. Gli spazi interni e la struttura sono mascherati da uno schermo continuo di pannelli microforati in alluminio, apribili in corrispondenza delle finestre e delle logge. Vecchio e nuovo raggiungono una nuova unità accostando elementi contrapposti e complementari al tempo stesso: materialità del mattone e rarefazione dell’alluminio, opacità e trasparenza, introversione e permeabilità. La combinazione di tradizione e contemporaneità si rivela e si esemplifica nel diverso rapporto tra interno ed esterno, tra dimensione privata e percezione pubblica: le aperture della parte esistente definiscono in maniera netta il limite e il confine tra dentro e fuori, mentre il confine diventa labile nel nuovo volume.Sia di giorno, che di notte sono la vita e le scelte degli abitanti a rendere mutevole il nuovo volume: all’alba, con gli scuri chiusi, il volume, ermetico e compatto si confonde con l’atmosfera prendendo i colori del cielo, di giorno le parti aperte diventano interruzioni scure sulla superficie continua; all’arrivo del crepuscolo, sono le luci dell’interno a far vivere l’edificio, facendone trasparire la vita interna come presenza luminosa dietro un velo.

Caterina Testa