Nicola Leonardi: Lei ha trascorso praticamente tutta la sua carriera in quest’azienda. Come ha vissuto Velux i cambiamenti negli anni e l’approccio a un mercato in continua evoluzione?
Jørgen Tang-Jensen: Lavoro per Velux da 32 anni, con il privilegio di svolgere mansioni diverse e di operare in vari paesi; ciò mi ha profondamente aiutato nel comprendere quanto accade nel mondo. La nostra azienda si è sempre evoluta tenendosi al passo coi tempi per non farsi cogliere impreparata dinnanzi ai cambiamenti su scala internazionale.
Sin dagli albori ci siamo interessati alla gestione delle risorse, concentrandoci prima sull’eliminazione degli sprechi e, in seguito, sull’innovazione tecnologica, impostando per i nostri prodotti nuove regole a livello di efficienza energetica. Al di là delle mode, esistono costanti quali la ricerca volta a ridurre i costi di energia negli ambienti domestici. Considerando che trascorriamo il 90% del tempo al chiuso, diventa fondamentale creare condizioni ideali per abitare, sfruttando gli elementi naturali ed evitando sprechi.
N. L.: Uno dei punti di forza di Velux sta nell’avere un marchio capace di rappresentare al tempo stesso brand, prodotto e azienda. In che modo questa forza incide positivamente nel mercato attuale? Quale sfida si cela dietro questa opportunità?
J. T. J.: Tra i materiali da costruzione, il nostro marchio è probabilmente il più conosciuto al mondo; non credo sia altrettanto famosa l’origine del suo nome, nato dalla giustapposizione di “Ve” (che sta per ventilazione) e “Lux” (che in latino significa luce). Un’idea vincente perché veicola la nostra ambizione di migliorare le condizioni abitative fornendo luce naturale e aria fresca, e perché questo nome può essere pronunciato correttamente in quasi ogni lingua. Certo è che la fama di un prodotto può comportare ripercussioni negative: nel nostro caso, in alcuni paesi con Velux indistintamente si indicano tutte le finestre per coperture. Da qui il rischio di una “degenerazione” e conseguente perdita dei diritti legati al marchio. Chi acquista i nostri prodotti si aspetta perfezione abbinata a un’elevata resistenza alle sollecitazioni atmosferiche per diversi decenni. È quindi essenziale che la presenza del logo Velux sia sempre sinonimo di alta qualità.
N. L.: La sostenibilità è un concetto locale fortemente legato al clima. Come differenzia Velux i suoi prodotti in base alle condizioni atmosferiche dei vari paesi?
J. T. J.: Per adeguarci alle diversità climatiche, abbiamo studiato più soluzioni che contemplano l’utilizzo di diversi tipi di vetro, gas e filtri. Questo al fine di offrire un prodotto ottimizzato di volta in volta per ridurre il consumo energetico in base alle condizioni atmosferiche di ogni paese.
N. L.: Da qualche anno avete promosso i “living laboratories”, un’idea vincente per comprendere e monitorare i prodotti nel processo di messa in opera. È soddisfatto dell’iniziativa? Quale la strategia prefissata?
J. T. J.: Abbiamo realizzato sei case in altrettanti stati europei per studiare al meglio l’incidenza atmosferica sull’edificio. Mirando a ottimizzare le tecniche costruttive per un microclima ideale e un ridotto consumo energetico, abbiamo ospitato per un anno una famiglia all’interno di ogni abitazione, monitorando il maggior numero possibile di dati, così da impiegarli per lo sviluppo successivo dei nostri prodotti.
N. L.: La domotica è entrata nel mondo Velux per dare maggiori opportunità di crescita all’azienda stessa. Come sviluppare questa tecnologia in modo da renderla tanto utile quanto semplice per l’utente finale?
J. T. J.: Grazie alla collaborazione con ingegneri specializzati, abbiamo concepito una tecnologia facilmente comprensibile e sfruttabile al meglio con la nuova generazione di finestre Velux. L’utente può avvalersi della semplice interfaccia per ottenere un efficace risparmio energetico, lasciando a noi il compito di calcolare quali siano le migliori impostazioni per regolare i dispositivi di ombreggiamento e apertura delle finestre in base alle condizioni meteo.
N. L.: Avete aderito al protocollo “Active House”. Come funziona e qual è il vostro ruolo al suo interno?
J. T. J.: Siamo partiti dal concetto di “casa passiva”, ormai superato poiché focalizzato solo sul risparmio energetico invernale senza considerare il comfort generale interno all’abitazione. Per implementare questo concetto e raggiungere un eccellente microclima abbinato all’efficienza energetica per tutto l’anno, abbiamo collaborato con università e aziende affidandoci a professionisti. Il nostro ruolo è favorire questo nuovo concetto, sviluppare nuove tecnologie in linea con esso e diffonderle il più possibile.
N. L.: Velux si muove verso una progettazione d’avanguardia con nuovi materiali e tecnologie. State lanciando una nuova generazione di finestre, quali sono le sue impressioni, quali le novità in merito?
J. T. J.: In generale si tende a un perfetto isolamento termico per tutti i componenti dell’edificio, tuttavia risulta arduo applicare questo principio alle finestre, che hanno il compito di fornire luce e aria fresca all’interno dell’abitazione. La nuova generazione di finestre Velux rende possibile questo connubio, associando un alto valore di isolamento termico ad ampie superfici vetrate.
N. L.: Cosa ne pensa della sinergia tra le parti attive nella creazione di un’architettura residenziale? Un maggiore dialogo tra industria, edilizia, progettisti, investitori, ecc. potrebbe garantire un prodotto finale migliore?
J. T. J.: Certamente. L’alto numero di persone coinvolte comporta però un forte rischio di fallimento. Spesso qualcosa va storto e non vi è soluzione, a meno che non si tratti di un “prototipo di abitazione”, dove il preciso fine rende tutto più semplice. Non è un processo così lineare, ma noi, nel nostro piccolo, puntiamo a snellirlo per ridurre gli errori e il disappunto che ne consegue.
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