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IMAGO URBIS

Alessandro Fusi

Alessandro Fusi: IMAGO URBIS
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Il progetto del Centro di documentazione della civiltà etrusca e romana nasce dall’esigenza di dotare il territorio della Maremma di un’istituzione in grado di corrispondere all’importante realtà archeologica della zona e alla sua vocazione di turismo culturale. L’area di Roselle, scelta per la realizzazione, rappresenta una delle più estese e significative emergenze archeologiche delle civiltà etrusca e romana. Il Centro si colloca nei pressi dell’area archeologica, accanto ad una delle sue emergenze secondarie: il colle Mosconcino, utilizzato a lungo come cava per l’estrazione del marmo rosato di Roselle. La cava ha lasciato su un lato una vasta area piana, sulla quale si affaccia la superficie verticale del taglio industriale: la scelta è stata quella di realizzare il Centro su quest’area, a ridosso della parete, e di dar conto nell’impianto architettonico e compositivo delle due distinte realtà che la caratterizzano: la storia antica con le emergenze archeologiche e quella contemporanea legata alla presenza della cava. Nella composizione progettuale, la centuriazione romana dei campi viene riproposta ad ovest della via principale che attraversa l’abitato di Roselle, prolungando l’esistente “Strada dei cipressi” e tracciando così il decumano massimo; contestualmente si disegna una strada perpendicolare, con direzione nord sud, che incontra il decumano alle pendici del colle, assumendo la funzione del cardo di progetto.
Su questi due assi si basa l’impianto compositivo, che pur seguendo la regolarità della griglia si adegua all’ambiente e alle sue curve di livello: come accadeva nella fondazione delle città etrusche e romane, quando l’edificazione incontrava un ostacolo naturale e la griglia costruttiva si interrompeva, il progetto del Centro vede nel colle Mosconcino un limite su cui adagiarsi. Così, l’immagine della città che esteriormente si vuole suggerire con il Centro di documentazione si presenta in pianta come la simulazione di un insediamento urbano basato sulla regola dell’ortogonalità, valida sino all’incontro con il limite naturale: un sistema di elementi modulari, parallelepipedi di base omogenea e di altezza variabile, disposti all’interno di un perimetro quadrangolare prestabilito che si interrompe a nord, dove la linea di dislivello altimetrico creata dal colle costituisce il confine. Gli elementi modulari distribuiti lungo i percorsi seguono anche nella variabilità dell’altezza un modulo, secondo il quale i blocchi adiacenti si presentano sempre con altezze diverse, richiamando peraltro proprio l’immagine dei depositi di cava. Nel luogo di incontro del cardo e del decumano si apre il fòro, che interrompe la serialità degli isolati, al centro del quale si colloca un pozzo attraversato dalla luce naturale, ad immagine del mundus che nella città romana simulava il collegamento tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. Proprio su questa sovrapposizione si basa la filosofia del progetto: sopra è la città romana, che si insedia sull’ambiente sotterraneo della necropoli etrusca, così come nella storia le due culture si sono sovrapposte: sulle città etrusche, che nella loro struttura venivano riprodotte nelle necropoli, i Romani costruirono in questa parte di territorio le loro città, seguendo gli stessi principi urbanistici. L’accesso principale al Centro, che interamente ipogeo, avviene dall’unico modulo aperto su una parete, che si affaccia sul fòro; la rampa che si diparte dall’estremità est del decumano, come il dromos di accesso alle tombe ipogee etrusche, connette invece il Centro all’ambiente esterno, destinato a parco. Snodo e ambiente polivalente del Centro è la piazza collocata al di sotto del fòro esterno, che si abbassa ulteriormente di mezzo metro con quattro gradini disposti lungo tutto il perimetro, creando la forma di un tumulo rovesciato. In corrispondenza del cardo e del decumano sovrastanti, nell’area ipogea si sviluppano i percorsi principali di visita al Centro, lungo i quali si affacciano ambienti aperti, destinati ad area espositiva, e gli accessi alle aree dedicate alle funzioni specifiche, collegate tra loro da un sistema di corridoi: centro di documentazione vero e proprio, area espositiva, biblioteca, punto informativo, laboratori, aule didattiche, salette multimediali, sala riunioni, auditorium, bookshop, caffetteria. Ad ogni volume modulare esterno corrisponde, al netto delle murature, un ambiente del Centro ipogeo, fatta eccezione per gli ambienti di servizio, posti a nord e totalmente ciechi, e per l’auditorium, collocato all’estremità sud del cardo, in assenza di volumi sovrastanti. I blocchi stereometrici, apparentemente solidi, sono in realtà cavi e contengono cubi leggeri, 5 metri per 5, sospesi con un sistema di travi. Dall’ampia intercapedine che si crea tra le pareti dei blocchi, coperta da infissi leggeri di vetro, e quelle dei cubi interni filtra la luce naturale, radente i muri, in modo da non risultare mai completamente diretta e da favorire sia gli ambienti di studio che quelli espositivi. Nell’idea progettuale si è cercato di definire un’immagine complessiva del Centro che si armonizzasse, visivamente e strutturalmente, ai contenuti e al contesto; il riferimento alla civiltà etrusca e romana è stato reso evidente in termini strutturali nell’organizzazione esterna dei volumi, disposti secondo l’asse ortogonale classico, e nell’essenzialità di superficie, non interrotta da vani ed aperture di immediata visibilità. Ancora in tema archeologico si segnala lo sviluppo interamente in sottosuolo del Centro, essendo i moduli esterni funzionali soltanto all’illuminazione e all’aerazione, e l’impianto planimetrico complessivo che ricorda la distribuzione degli spazi in una tomba a camera. La scelta dei materiali è stata effettuata con riferimento alla natura e all’aspetto del materiale di cava, privilegiando tessiture petrose, colori non intrusivi, superfici ruvide e naturali che si armonizzano con la facies ambientale circostante.

ALESSANDRO FUSI

nato a Grosseto, Italia, il 1 Ottobre 1985. È architetto con una prolungata esperienza di lavoro in vari studi professionali di Grosseto e di Siena (Riccardo Butini architetto, http://www.riccardobutini.it), con compiti di progettazione attiva. Nel corso degli anni 2013 e 2014 ha collaborato con l’Università degli Studi di Firenze, in qualità di cultore della materia, assistente alla docenza e tutor con il professor Riccardo Butini, Dal luglio all’ottobre 2014 ha lavorato presso Jia Zhan Architecture design ltd. di Shangai, China (http://www.jiazhansh.com), con compiti di progettazione attiva su scala variabile nel campo architettonico-compositivo e dell’interior design, in ambito residenziale pubblico e privato, e in retail design Dall’ottobre 2014 è assunto a contratto con gli stessi compiti presso la sede di Shanghai dello studio fiorentino Area-17 Architecture + Interiors (http://www. Area-17.com).
Riconoscimenti: Menzione speciale nel concorso “Paesaggio, Architettura e Design Litici 2014”, indetto dall’Ordine degli Architetti di Verona.Secondo premio nel concorso di idee “Santa Verdiana - Progettazione alternativa del nuovo ingresso della facoltà di architettura di Firenze”
Pubblicazioni: Centro servizi per la nuova linea ferroviaria Firenze-Pisa in Firenze Architettura - Anno XI n.1 2007

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