Il progetto è l’ultima realizzazione nel distretto artistico 798 di Pechino, dove i nuovi edifici vengono accostati a quelli esistenti dal sapore industriale
Una serie di cubi in calcestruzzo gettata in opera, la ripetizione della forma per enfatizzarla, una geometria che con la sua semplicità richiama altro e rende l'architettura poesia. Questo appare a chi per la prima volta vede il 798CUBE Art Museum di Zhu Pei, progetto di recupero nell'ambito di un più ampio intervento di riqualificazione urbana nel distretto artistico 798 di Pechino, dove si trovano anche il Pace Art Museum e al Minsheng Museum of Modern Art, anch’essi ideati da Zhu Pei rispettivamente nel 2009 e nel 2016. Il 798CUBE Art Museum è solo l’ultima realizzazione che vede vicino il completamento del masterplan del distretto, il cui obiettivo è stato sin dall’inizio quello di trasformare l’area senza tradirne le origini, mantenendo quindi i vecchi edifici industriali e riconvertendoli architettonicamente.
Gli edifici di Zhu Pei partono da questo presupposto e la tensione che si crea tra nuovo e vecchio integra volutamente l’archeologia industriale con i nuovi edifici museali. Cosa non nuova, dato che già per l’Imperial Kiln Museum (ovvero il museo del forno imperiale) di Jingdezhen, l’architetto aveva sperimentato una ripresa materica e spaziale dalle preesistenze: basta pensare che le volte allungate tipiche della fornace originaria sono state rivestite da mattoni rossi e neri lucenti, a richiamare l’immagine delle gocce di sudore generate dal potente calore della vecchia fornace.
Nello specifico, il 798CUBE Art Museum, adotta il cubo come matrice essenziale su cui si innesta l’intera forma degli spazi, tutti ortogonali rispetto al cortile centrale, fulcro del progetto. Questa disposizione riprende (e riflette) la logica costruttiva e progettuale del distretto artistico 798, anche nel valore conferito al cemento, materiale simbolo del richiamo al vecchio passato industriale degli edifici. La corte, in questo gioco geometrico, diventa pertanto una sorta di piazza; in origine era uno spazio di risulta circondato dai tre lati degli stabilimenti industriali, mentre ora è un cortile centrale parzialmente chiuso su tutti i lati grazie a un muro di cemento gettato in opera e indipendente.
L’enorme gru scorrevole a trave d’acciaio che attraversa le pareti di cemento da nord a sud è stata mantenuta non solo per potervi appendere installazioni artistiche, ma anche per la sua funzione tecnica: è di fatto un dispositivo in grado di movimentare le tele a copertura del cortile. A seconda del tempo e dell’angolo formato con il sole, queste tele ad arco rovesciato possono essere aperte e chiuse a piacimento, per ombreggiare o proteggere dalla pioggia. Questo spazio esterno diventa così un luogo di aggregazione, che può anche ospitare cerimonie e mostre all’aperto.
Come accennato, Zhu Pei ha optato per una continuità materica del museo, riprendendo le caratteristiche degli stabilimenti industriali del distretto artistico 798, dal calcestruzzo gettato in opera al mattone rosso, lasciando in evidenza le caratteristiche costruttive del giunto, i dettagli delle nervature delle pareti divisorie e la trave multi-nervatura.
Anche in questo caso, come nei suoi progetti precedenti, l’architetto ha esplorato forme strutturali prive di colonne, volutamente protese ed estese orizzontalmente. Le due sale espositive di nuova costruzione adottano infatti questa disposizione, e la struttura in calcestruzzo gettato in opera si proietta in una campata lunga senza colonne.
Gli interni seguono e riprendono gli spazi esterni, mantenendone le linee prospettiche e i materiali. La luce non entra mai direttamente negli ambienti, ma viene diffusa dolcemente nelle varie sale espositive mediante aperture e fenditure sommitali. È evidente con quanta cura Pei si sia dedicato a studiare l'illuminazione, prestando attenzione alle variazioni tonali nell'arco della giornata e a come la luce entra in ogni stanza. Ridotte al minimo sono le sorgenti di luce artificiale, cosicché quelle naturali riescono a ritmare di luce e ombra le pareti e a conferire qualità diverse al mattone rosso e alle superfici cementizie. Anche in questo caso, l'architetto diventa un poeta e la luce entra nello spazio e lo disegna.
Location: Beijing, China
Completion: 2020
Area: 3,541 m2
Client: Beijing Qixing Huadian Science and Technology
Architect: Studio Zhu Pei
Consultants
Structures and MEP: The Design Institute of Landscape & Architecture China Academy of Art
Lighting: Ning Field Lighting Design
Main Contractor: Handan Second Building Institute
Photography by Jin Weiqi and Zhu Runzi, courtesy of Studio Zhu Pei