A Sainte-Lucie di Tallano rivive grazie a un lavoro di recupero ed estensione
È grazie al lavoro di recupero ed estensione di Amelia Tavella che il convento Saint-François a Sainte-Lucie di Tallano ha ripreso vita in un intreccio inscindibile tra passato e presente. Edificato nel 1480, conserva le rovine e le tracce di un passato da preservare grazie a un approccio quasi archeologico.
Il passato scivola nel presente, la tradizione si fonde con la contemporaneità: è adattando lo sguardo tipico degli archeologi a quello degli architetti che Amelia Tavella ha portato avanti il progetto di recupero ed estensione del convento Saint-François a Sainte-Lucie di Tallano, nel cuore dell’Alta Rocca, trasformandolo in spazio culturale. Costruito nel 1480 come castello difensivo, poi convertito in edificio religioso, questo monumento storico al cospetto delle montagne della Corsica si trova in cima a un’altura, dominando così l’intero villaggio ai suoi piedi. Ed è probabilmente la maestosa bellezza del paesaggio, il “carosello” di dorsali e passi ad aver attirato nel tempo i monaci in preghiera, oltre a una natura rigogliosa tuttora protagonista del luogo. Se da una parte, infatti, il convento è come cinto da una collana di ulivi, dall’altra il verde diventa parte della struttura, crescendovi dentro o fra le sue fessure: in alcuni punti, piante e piccoli cespugli si fanno spazio tra una pietra e l’altra, fino a diventare una sorta di scudo protettivo nei confronti dell’erosione e del deterioramento. Un fico, inoltre, è incluso in una facciata: il legno e le radici, pertanto, assumono un ruolo strutturale, sostituendo così quelle parti che non sono riuscite a sopravvivere alla prova del tempo. Un modo, questo, per onorare la valenza fondamentale delle piante nel conservare il monumento per il periodo di abbandono, come un custode.
I secoli, va detto, hanno portato a uno stato di inattività dell’edificio, intrecciato alla vigilia dell’intervento a rovine e a porzioni «fantasma», come le ha definite l’architetto. Le tracce del passato, tuttavia, sono ricomprese nel nuovo assetto e legate in modo indissolubile a quelle del nostro tempo: mantenimento e ricostruzione le due parole chiave, poiché accanto alla conservazione delle rovine viene bilanciata un’estensione in rame. Questa, che ripercorre la silhouette della parte diroccata, è concepita come una naturale continuazione della parte antica adiacente; come se una fluisse nell’altra. In questo modo Amelia Tavella ha dato corpo a quell’idea di cammino, sulle vestigia del passato, attraverso la connessione tra «bellezza e fede, tra fede e arte», per poi andare verso una modernità che «non altera e non distrugge». Sono le stesse rovine, del resto, a essere prese come fari o punti cardinali per dare una direzione al progetto.
Questo scivolamento, questa trasfigurazione del passato nel presente si esplicita architettonicamente nell’estensione in rame del volume originario in pietra, allineata al primo e imitando le linee scomparse. Tale ampliamento adibito a “Casa del Territorio”, oltre a essere realizzato in equilibrio con il contesto, è pensato a partire da un’idea di reversibilità, di ritorno alle origini. La sua raffinatezza è data dal materiale stesso con cui è realizzata, il rame, il quale cattura e riflette la luce in un gioco di ombre delicate. La trama, per lo più a mashrabiya, accompagna la luce verso l’interno, reinterpretando così l’effetto dei vetri a mosaico tipico delle chiese.
Passato e contemporaneità, grazie a quell’approccio archeologico che riunisce «ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà», si abbracciano nel convento Saint-François con «la promessa di non tradirsi – sono le parole di Amelia Tavella –. Uno diventa l’altra e nessuno dei due può essere cancellato».
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Location: Sainte-Lucie di Tallano, Corsica, France
Architect: Amelia Tavella Architects
Client: Collectivité de Corse
Consultants
Structural engineer: ISB
Historic building advisor: Perrot & Richard
Acoustics: Acoustique & Conseil
Photography: ©Thibaut Dini
All images courtesy of Amelia Tavella Architects