Un progetto complesso, per una realizzazione a più campi d’interpretazione: in posizione dominante rispetto alle altre costruzione del borgo nella valle alpina, l’edificio risulta essere un elemento che si distingue all’interno di un paesaggio composto di architetture e di natura.
Un intervento che si compone di un insieme di temi e di riscontri: il recupero di fondamenti tipologici e caratteri delle costruzioni alpine, un processo di lettura e reinterpretazione delle relazioni fra gli edifici in un borgo di montagna, la sedimentazione di elementi fondativi nell’architettura che si apre ad una compenetrazione fra luogo e abitare, fra tradizioni e orientamenti d’oggi, conservando coerenza con gli scosceso dislivelli del terreno, nodo di notazioni progettuali. Un edificio in pietra, alto e consistente nel suo aspetto materico, che appare come un riferimento nella valle: un’architettura che si presta all’idea di recupero e di revisione nelle funzioni abitative; un edificio adiacente alla casa in pietra: si trasforma l’idea di edificio accessorio e complementare - come può essere un antico fienile accanto alla casa (il tabià dell’architettura alpina) - in una pienezza di funzioni abitative, una residenza che si accosta, con i propri caratteri, alla residenza maggiore (per dimensioni, forma, materia nobile). Il progetto opera su tali incroci e dissemina riferimenti: il complesso di casa Gianìn è un “insieme”, va considerato come alloggi che assumono un significato nel loro coerente accostamento, nel loro essere adiacenti, diversi ma riconducibili ad un medesimo intento progettuale, intervenire con sensibilità e ricchezza di contenuti nel difficile relazionarsi di edifici fra loro, nel compiere interessanti integrazioni fra recupero, sostituzione, ampliamento.
L’edificio maggiore permane solido e denso nella volumetria conservata, nella forma, nell’imponenza che assicurano valori rappresentativi nel paesaggio, nella conservazione della prevalenza della tessitura muraria rispetto alle aperture finestrate: i quattro livelli di piano vengono assemblati, con adeguamenti necessari, in due abitazioni distinte, ciascuna a due piani, con ingressi autonomi e separati (per l’abitazione a livello inferiore, ingresso laterale; per l’abitazione a livello superiore - quasi un “attico”-, l’ingresso si pone sul lato a monte). La suddivisione funzionale per le due residenze propone un rovesciamento: per l’abitazione a livello inferiore, la zona soggiorno si dispone a piano terra, mentre per la residenza al livello superiore la zona soggiorno si colloca all’ultimo piano. Spazi interni con generosa presenza del legno di larice, nelle recuperate travi a vista, nelle pavimentazioni, per costituire ambienti accoglienti.
L’architettura che si accosta all’edificio maggiore propone un accento configurativo e materico: si tratta di una sola residenza, che consta di tre livelli di piano, un volume a pianta rettangolare stretta e lunga, posizionata ad angolo acuto rispetto all’edificio maggiore.
Il progetto definisce elementi distintivi: un basamento di grande solidità, che si apre verso il fondovalle a sud con un’ampia parete vetrata, per ottenere relazioni visive rilevanti col paesaggio; un “graticcio” in listelli di legno di larice che si antepone alla facciata sud - quasi una reminiscenza della configurazione delle strutture accessorie in ambito alpino -; un rivestimento continuo in doghe di larice alla parete ovest, su cui si aprono losanghe in foggia di aperture per filtrare luminosità alle retrostanti finestre.
Schermi che proteggono dall’irraggiamento e filtrano luce, manifestando anche effetti secondari di tipo scenografico negli interni, in cui domina e riverbera ancora il legno, alle pareti, nei pavimenti, nella scala. La parete a graticcio verso sud cela una loggia a doppia altezza, su cui affacciano ambienti per soggiorno e stanza da letto. Per ciascuno dei tre livelli, dalla pianta stretta e lunga, l’ambiente di maggior rilevanza - sia esso una zona di soggiorno o la stanza da letto principale - prospetta verso la valle, attraverso la mediazione della loggia a doppia altezza o con una relazione diretta: l’aggetto, che corrisponde alla loggia. forma la protezione per la zona di transizione verso lo spazio esterno a piano terreno, una piccola piattaforma in doghe di larice.
Un’architettura dai forti valori espressivi e di grande qualità interpretativa, nel segno tangibile della compenetrazione fra paesaggio ed elementi dell’ambiente antropizzato, sostenendo una scelta progettuale di sensibilità.
Francesco Pagliari
Luogo: Coi, Valle di Zoldo (BL)
Committente: Privato
Architetti: Clinicaurbana
Design Team: Matteo Sartori, Valentino Nicola, Claudia Battistella, Alberto Cibinetto (1985
Consulenti
Strutture: Andrea Rigato
Fotografie: © Valentino Nicol