Il progetto per la nuova cantina Podernuovo, recentemente inaugurata (primavera 2014), si propone di unire il rigore funzionale all'identificazione architettonica di un edificio rappresentativo. Riconoscere un valore fondante al paesaggio agricolo toscano, intriso di storia e trasformazioni introdotte dal secolare lavoro per le coltivazioni, e valutare gli stimoli visivi e concettuali che derivano dall'artefatto paesaggistico nella costruzione del territorio: operazioni già dense di significato progettuale ed architettonico, come dimostrano gli schizzi preliminari di progetto.
L'architettura per la cantina, quindi, non può che trarre spunto da ciò che la circonda, colline, coltivazioni a vigneto, alberi di ulivo e querce sullo sfondo: adeguarsi al paesaggio, rendersene parte lineare, introdurre concezioni di massima apertura e trasparenza per ottenere che il paesaggio divenga una componente visiva essenziale per l'edificio che si distende sul terreno. La cantina si adagia sulla sommità di un rilievo, quasi scomparendo nell'intorno, e si appoggia in parte al dislivello del terreno, proprio in relazione all'idea di un'integrazione concettuale, fondamento del progetto, fra l'architettura ed il paesaggio della produzione.
L'edificio si struttura con una pianta lineare, in cui la sequenza degli spazi funzionale è tracciata con decisione e chiarezza, per rigore formale, per considerazioni d'ottimizzazione della lavorazione, per aspetti di natura architettonica. Quattro setti di cemento armato a vista di lunghezza differente, aperti e paralleli, definiscono il volume virtuale dell'edificio, inquadrano gli spazi e le prospettive interne a cannocchiale visivo: nell'assumere la coloritura della terra (terra di Siena), confermano il legame indissolubile con il luogo dove si coltiva la vite, che fornirà materia prima per la trasformazione in prodotti enologici di qualità.All'interno, i quattro setti evidenziano il corridoio centrale che distribuisce e separa le grandi aree per la lavorazione. Il piano inferiore a grande altezza, seminterrato e pavimentato in klinker, ospita la zona di produzione, con gli spazi in successione dedicati alle grandi aree separate per i tini e per le botti, scenograficamente allineate, agli ambienti a dimensioni minori per l'affinamento del vino e per l'imbottigliamento. Al livello intermedio, uno spazio polifunzionale, indicato in particolare per la degustazione, si apre come una balconata vetrata sul panorama interno della barriccaia, con la sequenza delle grandi botti, e attraverso un'altra vetrata traguarda il paesaggio esterno; un breve corridoio, pavimentato in cotto, conduce al laboratorio, agli spazi tecnici e per il personale.Al livello superiore si accede anche dall'esterno attraverso una lunga passerella sospesa in cemento armato, pavimentata in listelli di cotto: si collocano sale per uffici e riunioni, e si accede alla terrazza in copertura, con pavimento in cotto. Una superficie a verde, praticabile, completa la copertura piana. Ampie pensiline/pergolati in acciaio zincato con grigliato in scatolari di alluminio si librano sulle aree esterne alla testata vetrata: protezione dal soleggiamento per gli interni, prolungamento virtuale del volume dell'edificio, mediazione fra interno ed esterno.In sintonia con la scelta progettuale di amplificare il valore visivo posseduto dall'infilata di botti e tini all'interno dell'edificio, anche in nome del rigore funzionale, viene mantenuto a vista l'insieme dell'impiantistica, quale componente tecnologica di un'architettura della produzione vinicola.
Francesco Pagliari
Luogo: San Casciano dei Bagni, Siena
Committente: Podernuovo a Palazzone di Giovanni e Paolo Bulgari
Anno di Realizzazione: 2013
Superficie Costruita: 4.500 m2
Architetti: Alvisi Kirimoto + Partners
Impresa di Costruzione: Alto Soc. Coop
Consulenti
Strutture: Esaprogetti, Tecno Studio
Impianti Meccanici ed Elettrici: Studio Tecnico Emanuele Mucci e Fabrizio Corridori
Project Management: Toscana Project
Fotografie: © Fernando Guerra | FG+SG fotografia de arquitectura
Alvisi Kirimoto + Partners
Dopo 10 anni di collaborazione con architetti internazionali come Renzo Piano, Massimiliano Fuksas e Oscar Niemeyer, Massimo Alvisi e Junko Kirimoto fondano nel 2002 l’ufficio di architettura Alvisi Kirimoto + Partners. Nel 2008 si associano Alessandra Spiezia e Arabella Rocca e nel 2013 Carolina Ossandon e Chiara Quadraccia.
I principali progetti realizzati sono: il nuovo edificio direzionale per la Molino Casillo in Puglia; il Teatro dell’Accademia di Belle Arti a Napoli; il Teatro Comunale di Corato; il complesso di piccole e medie industrie Incà a Barletta (Bari); un hotel a Dalmine (Bergamo); un edificio residenziale a Trani (Bari); i padiglioni temporanei per la Festa del Cinema di Roma; il nuovo ristorante Hamasei a Roma; i Davide Cenci Store di Roma e Milano. Tra gli allestimenti più importanti quello per la mostra “Il silenzio a colori” di Michelangelo Antonioni; quello permanente per Musa, Museo degli strumenti musicali, nell’auditorium Parco della Musica di Roma; e quello per Saltexpò alla Mostra d’Oltremare a Napoli.
Lo studio è attualmente impegnato nel project management per lo studio OMA di Rem Koolhaas per il progetto di riqualificazione dell’area degli ex-Mercati Generali a Roma e per la Fondazione Prada a Milano e ha da poco terminato il project management per il progetto della cantina Rocca di Frassinello a Gavorrano (Grosseto) per lo studio RPBW di Renzo Piano.
Tra i principali progetti in corso di realizzazione: la Spa -Tenuta di Carma a Civita di Bagnoregio; gli interni del nuovo Teatro Alexandrinsky a San Pietroburgo. Lo studio è stato selezionato da Luca Zevi, curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia 2012, nell’ambito della mostra “Architetture del Made in Italy” con il progetto del complesso industriale Incà a Barletta (Bari).