I 3 migliori progetti per l'India futura
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3 progetti mostrano come sarà l'India del futuro

Da una villa di legno nella foresta Himalayana alla riproposizione del Colosseo per un pub di Bangalore, per finire in un resort incastonato tra le dune del Rajasthan

Sanjay Puri Architects | Studio Lotus | Mathew and Ghosh Architects

I 3 migliori progetti per l'India futura
Scritto da Redazione The Plan -

Storia, cultura e religione: da secoli l'architettura indiana è il risultato di un preciso connubio di tradizioni costruttive consolidatesi nel suo millenario passato, e le interazioni culturali esterne. In parte nulla è cambiato fino al 1991, quando le riforme economiche rafforzarono l’architettura urbana dell’India man mano che il suo dialogo con l'economia mondiale diveniva più strutturato e importante. Il tradizionale Vastu Shastra, i cui modelli per i templi sono basati sugli allineamenti direzionali, rimane influente nell’architettura indiana anche oggi, dato è forse l’architettura olistica più antica del mondo. Ma le cose stanno cambiando velocemente, in parte anche per il cambiamento climatico in atto, dato che sta rendendo sempre più difficile abitare in aree limitrofe al deserto. 

Troveremo ancora tra qualche anno i magnifici templi millenari che punteggiano l'intero territorio? Ci saranno ancora i tradizionali villaggi di argilla e paglia? Forse sì, ma ha comunque senso parlare di un'evoluzione (e anche molto interessante), dato che si tratta dell'inserimento delle peculiarità architettoniche indiane in strutture efficienti e sostenibili di stampo moderno.

Per questo segnaliamo 3 progetti che mettono in luce quanto l'India stia cambiando pur mantenendo la sua impronta tradizionale. Abbiamo scelto una villa di legno nella foresta Himalayana dello Studio Lotus, la riproposizione della struttura del Colosseo per il birrificio più grande dell'Asia, il Byg Brewski di Bangalore, opera degli architetti Soumitro Ghosh, per finire in un resort incastonato tra le dune del Rajasthan di Sanjay Puri Architects.

Se ti incuriosisce un punto di vista diverso sull'architettura indiana, consigliamo il volume The Master in India di Balkrishna Doshi e Bruno Melotto (Maggioli Editore), un viaggio critico che analizza l'approccio di Le Corbusier e Louis Kahn con le tradizioni locali, corredato da una recente e inedita intervista a Doshi stesso, un interessante spaccato dei principi che hanno da sempre ispirato la sua architettura.

 

 The Villa in the Woods, © Andre J. Fanthome, courtesy of Studio Lotus

 

Villa in the Woods: come vivere nella foresta Himalayana

Si chiama Villa in the Woods la nuova struttura di legno nella città di Kumaon, tra Bhimtal e Mukteshwar, nello stato indiano dell'Uttarakhand, progettata da Studio Lotus.
Villa in the Woods fa parte di un masterplan pensato per promuovere una comunità autosufficiente che vive in mezzo a 90 acri di foreste himalayana. Con accesso diretto dalla capitale Nuova Delhi, si trova a un'altitudine di 6.700 piedi, ed è un progetto menzionato dal The Plan Award (premio internazionale annuale di eccellenza in architettura, interior design e pianificazione urbana) come uno dei migliori della categoria House 2021. >>> Scopri di più e iscriviti al THE PLAN AWARD 2022 

 

 The Villa in the Woods, © Andre J. Fanthome, courtesy of Studio Lotus

Lo schema di progettazione tiene conto di analisi dettagliate del terreno esistente, dei pendii, della vegetazione, dei modelli di drenaggio superficiale e dei tipi di suolo. Questi studi sono stati condotti per identificare strategie per la gestione dei bacini idrografici, la gestione delle acque piovane e potenziali aree di sviluppo per ridurre al minimo le operazioni di sterro ed evitare di disturbare l'ecologia del sito. Con la costruzione sulle colline dell'India in rapido aumento e danneggiamento del terreno sensibile, i progettisti hanno portato avanti la loro spiccata sensibilità ecologica.

 

 The Villa in the Woods, © Andre J. Fanthome, courtesy of Studio Lotus

Interessante il tipo di tecnologia scelta, una struttura pre-ingegnerizzata composta da Light Gauge Framing Systems (LGSF) rivestiti con materiali di provenienza locale. Gli architetti hanno sfruttato un sistema modulare progettato su misura che utilizza sezioni di acciaio dolce leggero e una sezione di cartongesso a sei strati, consentendo di assemblare le strutture a tre piani in loco da un kit di parti preingegnerizzate numerate. 

 

>>> Completa la lettura in inglese e sfoglia la gallery completa 

 

Byg Brewski, il birrificio più grande dell'Asia si ispira al Colosseo

 

 Big Brewski, © Clare Arni

L'idea di realizzare il birrificio più grande dell'Asia per Byg Brewski Brewing Co. su impronta del Colosseo, è degli architetti Soumitro Ghosh. Anche questo progetto ha partecipato al The Plan Award nella categoria Hospitality.

La visione è stata influenzata dell'imprenditore stesso, che in precedenza è stato proprietario di un pub, ha diretto 3 film di successo e ha iniziato un'attività di microbirrificio alcuni anni fa. Un inebriante mix di intraprendenza e sensibilità visiva nel clima benedetto di Bengaluru: questo rende Byg Brewski una location ideale per piacevoli serate e splendidi tramonti. 

 

 Big Brewski, © Pallon Dharuwala, courtesy of Soumitro Ghosh

L'area centrale è stata pensata come teatro di grandi eventi (ad esempio la finale FIFA 2018 con 3600 ospiti) è totalmente aperta e fa da fulcro all'intero complesso: la cucina è anch'essa attraversabile e parte dello "spettacolo".

 

>>> Leggi di più sul birrificio Byg Brewski (in inglese) 

 

 Big Brewski, © Clare Arni, courtesy of Soumitro Ghosh

 

Ananta di Sanjay Puri Architects, un resort sommerso tra le dune del deserto indiano

Forme derivanti dalle dune di sabbia del deserto di Jaisalmer nel Rajasthan in India: questo resort (autosufficiente dal punto di vista energetico) è stato pensato da Sanjay Puri Architects e ha vinto la sezione Hospitality del The Plan Award 2021.

 

 Ananta resort, courtesy of Sanjay Puri Architects

Tutte le strutture sono disegnate in modo tale da avere spazi aperti interstiziali, spazi che risultano efficaci ripari ombreggiati in grado di ridurre l'impatto del calore desertico, e mne risulta un complesso organico formato da strutture basse intervallate da aree a verde. Tutto ciò si unisce ad altre caratteristiche (sfruttamento dell'energia solare, raccolta dell'acqua piovana, riciclaggio dell'acqua e gestione dei rifiuti) che rendono il progetto sostenibile, economico ed estremamente efficiente dal punto di vista energetico. 

 

>>> Sfoglia la gallery completa e leggi di più (in inglese) 

 

 Ananta resort, courtesy of Sanjay Puri Architects

 

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