L’area su cui si colloca il progetto di ampliamento del cimitero di San Mauro Torinese si trova lungo il lato ovest, proprio ai piedi della collina che sale verso Superga. A pianta trapezoidale, essa è delimitata da un alto muro di cinta e da una serie di cappelle funerarie realizzate a ridosso dello stesso.
Il progetto, riprendendo lo schema tipologico previsto dal progetto preliminare redatto dall’ufficio tecnico del Comune, prevede la realizzazione di un edificio a corte aperta a tre piani fuori terra. La parte finora realizzata riguarda il primo lotto dell’intero progetto.
Tre sono sostanzialmente gli elementi che caratterizzano l’intervento: la soletta piana di copertura che scende su una delle due testate dell’edificio chiudendolo verso l’esterno; la sequenza fitta di pilastri a tutta altezza rivestiti in acciaio corten che delimita la corte interna; i setti perimetrali, rivestiti anch’essi in lastre di acciaio corten posate a giunto sfalsato.
La testata nord, completamente cieca, è rivestita da grosse lastre di marmo nuvolato apuano, mentre quella ovest è caratterizzata dalla presenza delle scale di distribuzione e da una serie di aggetti destinati ad incastrarsi nel volume del secondo lotto. L’ultima colonna, posizionata a filo del cornicione non è rivestita in acciaio: essa funge da elemento di chiusura del discorso architettonico e al contempo da elemento di collegamento con il futuro secondo lotto. I pilastri interni alla corte, collegati ai solai tramite esili lame metalliche, sembrano staccarsi completamente dalle solette dei vari piani, assumendo quel carattere monumentale e simbolico che la particolare funzione dell’edificio richiedeva. Essi sono rivestiti, su tre lati, da lamiere in corten a sezione variabile. Una ringhiera continua, realizzata in tondini zincati a caldo a scansione molto fitta, inserita tra la soletta e i pilastri, scende a coprire l’intero spessore della soletta, accentuando ulteriormente la separazione tra i pilastri e i solai. L’intera struttura è realizzata in calcestruzzo a vista, mentre i blocchi dei loculi sono rivestiti in lastre sabbiate di marmo di Carrara, ancorate, tramite brugole in acciao, alla sottostruttura in profili zincati. La corte, da destinare successivamente a campo inumazioni, è coperta da ghiaia grigia. Tre cipressi colonnari segnano l’ingresso al piazzale, mentre altri nove cipressi lo delimitano lungo il lato destinato al secondo lotto, riprendendo simbolicamente il passo del colonnato.
Raimondo Guidacci (Foggia 1968) si laurea in architettura nel 1995 presso l’IUAV. Contemporaneamente si diploma al Conservatorio di Musica Benedetto Marcello di Venezia. Nel 1998 apre il suo studio professionale a Torino. Dal 1995 al 2005 collabora con Emanuele Levi Montalcini ai Laboratori di Progettazione Architettonica presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, dove dal 1996 al 1999 è anche assistente di Guido Martinero.
Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati su riviste specializzate e selezionati in premi di architettura, mostre e rassegne. Tra le pubblicazioni si ricordano in particolare: gli Almanacchi di Casabella 2001, 2003, 2005, 2008; il libro a cura di Marco Mulazzani Architetti Italiani, le nuove generazioni edito da Electa nel 2006, oltre a riviste specializzate tra le quali Abitare, Costruire, D’Architettura, THE PLAN, C3 e Lotus International. Il progetto di due case in Puglia è stato selezionato al Premio Cosenza 2004 e al Premio Barbara Cappochin 2007 nella categoria migliori opere internazionali ed ha vinto il premio INARCH/ANCE 2008 e il premio abitare il mediterraneo 2011.
Nel 2014 è stato inoltre esposto alla XIV Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.
Svolge la sua attività professionale tra la Puglia, che è la sua terra di origine, ed il Piemonte, dove vive attualmente.