Architettura della semplicità - Cantina vinicola a Custoza
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Architettura della semplicità - Cantina vinicola a Custoza

Filippo Bricolo

Architettura della semplicità - Cantina vinicola a Custoza
Scritto da Francesco Pagliari -
L’architettura per l’ampliamento degli edifici della cantina vinicola a Custoza corrisponde ad un’idea dichiarativa, rendere operante il colloquio fra modernità e tradizione attraverso un progetto sintetico fra esigenze funzionali ed esigenze di rappresentazione aziendale: una sintesi per non rinunciare ad alcuni elementi di una solida tradizione costruttiva e per avvalersi di esperienze della contemporaneità. A latere, la ricerca di una soluzione progettuale efficace nella correlazione fra il nucleo storico del complesso edilizio, la casa padronale cui attribuire funzioni rappresentative, e l’architettura dell’ampliamento attuale. Forme della semplicità, attraverso le quali condurre un ragionamento sull’applicabilità dei materiali lapidei e declinare variazioni ed accenti compositivi. Linearità: l’ala del nuovo portico e la nuova zona di accoglienza per i clienti e vendita si pongono in diretta relazione con la casa padronale, determinando una sorta di continuità visiva nel profilo volumetrico, composto di lineari e rigorose proporzioni geometriche, e per la presenza delle falde in copertura che assecondano un riferimento formale identificativo. Il nuovo volume contribuisce a definire uno spazio a corte quadrata con un lato aperto, un’area che si dichiara quale elemento di matrice storica, interno al complesso di edifici, segnato dalla pavimentazione acciottolata. Un percorso diagonale a stretto angolo, evidenziato nella variazione di tonalità, collega casa padronale ed ambiente di vendita: il sentiero acciottolato conduce al portale d’accesso, una grande apertura nella parete, sottolineata dalla porta in pesanti lastre di pietra, che è cristallizzata in posizione aperta, esattamente collocata sulla linea del percorso d’attraversamento nella corte, a costituirne una simbolica parete, un invito lapideo e massiccio all’ingresso. Il complesso della nuova costruzione si suddivide in zone funzionali; la sezione di vendita ed accoglienza è separata dalle zone legate alla produzione da un’alta parete interna a doghe di legno, al di là della quale si susseguono gli ambienti tecnici per la conservazione, l’imbottigliamento, per la cantina di vinificazione; un secondo portico, parallelo al portico verso la corte, è la conclusione formale del complesso, luogo protetto per attrezzi e mezzi. Nodo caratterizzante della struttura è l’impiego di materiali tradizionali nella zona veronese, lastre di nembro veronese per basamenti, cornicioni, architravi e spalle, e lastre di pietra di Vicenza per i blocchi della murature. Le lastre sono assemblate a secco, secondo moduli tipizzati, in una dimensione costante di notevole profondità, per costituire una massa volumetrica sufficiente ai fini dello sfruttamento dell’inerzia termica per preservare il più possibile l’edificio e la produzione vinicola dalle variazioni di temperatura. Compenetrare elementi di tradizione con la modernità significa anche riconoscere le caratteristiche dei materiali e le loro proprietà verso equilibri termici, ad esempio, senza apporti esterni d’energia. D’altro canto, una visione contemporanea può apprezzare in senso decorativo la presenza grezza dei segni di lavorazione e taglio sulle facce dei blocchi lapidei, graffiti tecnici che divengono espressività di un disegno pressoché formalizzabile, e lasciare intatto lo spazio per le specifiche lavorazioni di finitura sulle lastre bocciardate per le soglie in nembro veronese. Allo stesso modo, l’integrazione tecnica unisce tradizione del materiale lapideo e analisi contemporanea nel proporre il rivestimento in pietra per gli architravi disposti sulle grandi luci di aperture ed ampie vetrate, la cui funzione portante è svolta da travi d’acciaio a doppio T. Un intento nobilitante ed espressivo, nel condurre il progetto della cantina vinicola a modalità assimilabili ad un “palazzo”, rigettando nello stesso tempo formule strettamente tecnologiche nel linguaggio compositivo: non si tratta di un’operazione rétro, ma di una interpretazione, a tutti gli effetti contemporanea, di un tema architettonico, fra forma e funzionalità.

Francesco Pagliari

Luogo: Custoza, Verona
Committente: Azienda Agricola Gorgo
Anno di Realizzazione: 2005
Superficie Costruita: 840 m2
Architetti: Studio Bricolo-Falsarella Associati - Filippo Bricolo, Francesca Falsarella
Direzione Lavori: Filippo Bricolo
Impresa di Costruzione: Costruzioni Edili Fasol

Fornitori
Pietra di Vicenza: Grassi 1880
Nembro Veronese: Essegi Marmi

Fotografie: © ORCH – Orsenigo Chemollo

Fa.bric - Filippo Bricolo, Francesca Falsarella 
Filippo Bricolo (Verona 1970) e Francesca Falsarella (Conegliano 1970) si laureano in architettura presso lo IUAV con voto 110 e lode. Nel 2003 fondano lo studio bricolo-falsarella associati, occupandosi di progettazione e direzione lavori per opere pubbliche e private.
Le opere dello studio meritano premi, menzioni e segnalazioni tra cui la selezione al premio ‘Giovani architetti 2006’ dell’Accademia di San Luca di Roma per la Cantina Gorgo di Custoza; l’inserimento della Piazza-parco Castelginest a Levada di Piave (Treviso) tra le opere più significative realizzate in Veneto nella ‘Guida Architettura del Veneto (1995-2005)’; la selezione alla Biennale ‘Rizoma, giovane architettura italiana’; l’esposizione alla Mostra “Rizoma 2008” a Pontedera; l’inserimento nella selezione “Veneto 40. Giovani architetti alla prova” alla XII Bienal Internacional de Arquitectura di Buenos Aires. Le opere dello studio sono state pubblicate su riviste specializzate tra cui Il giornale dell'architettura, Progetti e Concorsi, Aión, d'A.
Filippo Bricolo svolge dal 1999, presso varie università, attività di didattica e di ricerca. Nel 2004 consegue il titolo di dottore di ricerca in Composizione Architettonica presso lo IUAV, con una tesi cui è stata conferita dignità di pubblicazione, relatore il professor Luciano Semerani. Dal 2007 al 2011 è stato professore a contratto presso l’Università di Parma. Dal 2005 al 2009 direttore della rivista Architettiverona e consigliere dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Verona, nonché coordinatore delle iniziative editoriali presso lo stesso ordine. Nel 2011 è stato inviato come docente al Workshop di Architettura a Venezia, dove ha ricevuto la menzione speciale della giuria internazionale.

 

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